Pensioni, 66 anni dal 2012 per gli uomini, di Andrea Carli, Il Sole 24 Ore, 4.12.2011
ROMA. Ma è soprattutto l'agenda stretta del premier a suggerire un varo già nella serata di oggi: infatti domani pomeriggio è previsto che Monti vada prima alla Camera e poi al Senato per illustrare i contenuti di una manovra che spaventa i partiti e non soddisfa i sindacati. Ma questo non creerà molte conseguenze, a quanto pare. Monti è apparso ai leader che ieri lo hanno visto molto «determinato» ad andare avanti su quelle misure e con quelle cifre tant'è che si parla di un decreto «blindato» nell'iter parlamentare. «Ci ha ascoltato, ha preso nota di alcune delle osservazioni che gli facevamo», ha raccontato Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, nella delegazione che accompagnava Angelino Alfano. Dunque, gli appunti sono stati presi ma non si sa quanto e se troveranno spazio nel decreto. «Non abbiamo alternative. Che facciamo, lo bocciamo? Ci tocca turarci il naso e farlo passare», questo è lo stato d'animo dei parlamentari raccontato bene da Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati Pdl. L'approvazione, dunque, è scontata vista l'assenza di alternative dettata dalla crisi del l'euro e dagli avvertimenti del l'Europa, l'ultimo quello di Angela Merkel che ha legato il destino della moneta unica proprio alla capacità dell'Italia di risanare i conti. Quello che accadrà è che probabilmente ci saranno astensioni incrociate: del Pdl su alcune norme e del Pd su altre ma in un accordo sostanziale per il via libera. «Severa e pesante», così ha descritto la manovra Casini, sembra, ripetendo parole che sono state proprio di Monti. «Ma non si è sottratto all'ascolto, soprattutto quando parlavamo dell'aumento dell'Irpef che colpisce i soliti noti, ossia il ceto medio. O anche quando gli abbiamo chiesto gradualità nella liberalizzazione delle professioni», continuava a raccontare Gasparri. Dunque ciascun partito ha messo sul tavolo le proprie richieste. «La famiglia non può essere trascurata», diceva il leader Udc ma dopo poco Benedetto Della Vedova, che era insieme a Casini da Monti, rincuorava i cattolici di tutte le aree: «Verranno ripristinate le detrazioni per le famiglie». Insomma, il pressing dei leader politici c'è stato ed è stato forte: il Pd sulle pensioni, il Pdl sull'Irpef – soprattutto la soglia dei 55mila euro è entrata nel mirino anche del Pd – e l'Ici, l'Udc sulle famiglie. Il fatto è che Monti ha sottolineato quanto sia necessario investire sulla crescita e quindi spostare parte delle risorse per sanare alcune debolezze strutturali delle imprese intervenendo su un alleggerimento dell'Irap e dando incentivi per la ricapitalizzazione. Anche sulla famiglia c'è stato l'impegno a tenere conto dei nuclei numerosi, come ha rivelato Della Vedova. L'altro grande nodo piuttosto indigesto per il Pdl è quello della tassa sulla prima casa che, per la verità, crea dubbi anche nel sindacato. Oggi è il suo turno ma già ieri Luigi Angeletti bollava come «recessiva» la manovra di Monti. L'interrogativo dei partiti era proprio sull'effetto depressivo per i consumi dal momento che sembra sia il ceto medio quello più colpito dalle nuove tasse. O anche dalle nuove regole sulle pensioni, tallone d'Achille per il Pd. Anche da queste parti si ha l'assoluta consapevolezza che altro non si può fare che approvarla ma per il partito di Bersani è un passaggio molto sofferto. E d'impatto, inoltre, sulla domanda se – come sembra – entrerà nella riforma il blocco degli adeguamenti all'inflazione sugli assegni previdenziali. Una preoccupazione che avrebbe anche Monti e che, secondo i racconti dei politici, per questa ragione avrebbe deciso di far slittare l'aumento dell'Iva. |