Gilda

degli

Insegnanti

 

Venezia

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Governo Monti, così non va 

dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 5.12.10.2011

Dopo ben quattro provvedimenti dall’estate all’autunno del 2011 a firma Berlusconi-Tremonti, provvedimenti che hanno colpito ancora una volta scuola di stato, formazione e insegnanti , appare oltremodo inaccettabile la grande manovra “Salva Italiaimposta con decreto legge dal governo Monti. 

Chi paga è ancora una volta il lavoro dipendente e il pubblico impiego. Ancora una volta pagano gli insegnanti che vengono assimilati a lavoratori impiegatizi senza prendere in considerazione la specificità e la delicatezza della loro professione. Quali sono i punti che consideriamo inaccettabili? 

punto elenco

L’aumento dell’età pensionistica che colpisce duramente gli insegnanti costretti ad una vecchiaia tra i banchi di scuola con  trattamenti palesemente differenti rispetto a quelli che già sono andati in pensione e rispetto ad altre categorie che vedono fatti salvi i cosiddetti “diritti acquisiti”, in primis i parlamentari. L’aumento delle soglie di anzianità di servizio a 41 anni per le donne e 42 per i maschi uniti all’innalzamento dell’età minima  di vecchiaia a 66 anni per gli uomini e 62 per le donne per arrivare tutti nel 2018 a 66 anni determina di fatto il blocco dei pensionamenti per tutti i docenti che non hanno raggiunto i requisiti entro il 31/12/2011  dimenticando che le domande di pensionamento per gli insegnanti partono da gennaio di ogni anno. La massa di docenti interessata è enorme. Tutti coloro che ormai contavano i pochi anni per andare in pensione vedono ancora una volta slittare il termine. I docenti nati negli anni ’50 e ’60, e che sono la massa più rilevante degli insegnanti in servizio, avevano iniziato la loro carriera quando le regole prevedevano la possibilità di andare in pensione con 15 anni sei mesi e un giorno per le donne e 20 anni sei mesi e un giorno per gli uomini con calcolo completamente retributivo. Dopo trent’anni di lavoro si trovano con regole completamente diverse, con il ritorno coattivo al contributivo, vanificando anche le ultime garanzie offerte dalla riforma Dini, con l’obbligo di avere almeno 41-42 anni di contribuzione, con la prospettiva di essere penalizzati se non si rispettano i limiti di età previsti dal decreto e con la bella norma del  precedente governo  che prevede il differimento di due anni del TFR.  Forse tutto questo servirà, come dicono i soliti noti, per dare una mano per salvare l’Italia e l’euro, ma sarà la pietra tombale per la qualità dell’insegnamento e della scuola italiana. Non può esistere una scuola fatta da insegnanti prevalentemente anziani, senza un adeguato turn over, senza una prospettiva di inserimento per i precari e i giovani che intendono  fare la professione di insegnante. Forse Monti e tutti i professori universitari che hanno affollato le aule parlamentari e di governo in  questi anni credono che insegnare alla Bocconi a settantanni sia la stessa cosa che insegnare a sessantasette-settantanni in una scuola dell’infanzia, in un bel comprensivo in zone disagiate, in uno splendido istituto professionale con casi sociale, stranieri ragazzi diversamente abili.. Ci vengano loro al nostro posto!

punto elenco

L’inglobamento dell’INPDAP nell’INPS è un’altra misura che assume caratteristiche demagogiche. Si è tentato in più occasioni di inglobare INPDAP nell’INPS dimenticando che i versamenti fatti dallo Stato sono sempre virtuali e non reali. L’inglobamento nell’INPS pone seri problemi contabili allo stesso Stato. Ma è anche chiaro che la finalità è altra: fare cassa con i contributi anche delle categorie che per loro stessa natura non evadono e che hanno avuto coefficienti di calcolo più elevati che altre per rimpinguare, forse solo virtualmente, le casse dell’INPS, istituto che a differenza di quello che accade in altri paesi dell’UE non è preposto ad erogare solo le pensioni dei lavoratori, ma a provvedere alla cassa integrazione, alla disoccupazione, alle pensioni sociali e di invalidità. In pratica sostiene tutto il welfare sociale.

punto elenco

Le misure sulla casa, sul promesso aumento dell’IVA, sulle addizionali regionali, delle accise sulla benzina, ecc. diminuiscono drasticamente il potere di acquisto dei lavoratori. Nel caso dei lavoratori della scuola ci troviamo inoltre di fronte ad un blocco dei contratti da anni e alla prospettata eliminazione dei gradoni. Nel prossimo contratto vengono minacciate misure a favore del “merito” senza che vi siano risorse e senza chiarire che cosa sia effettivamente il “merito” nella scuola. Tutto ciò doveva essere compensato con misure di equità che avrebbero colpito anche altre categorie. Nulla di tutto questo. Non c’è una vera patrimoniale che colpisca i più ricchi, non ci sono i promessi provvedimenti di liberalizzazione delle categorie professionali, si è introdotta una parvenza di tracciabilità solo sopra i 1000 euro che salvaguarda ancora una volta il lavoro autonomo e professionale in nero. Si colpiscono sempre demagogicamente le giunte e i consigli provinciali, non si pagano i “ricchi” consiglieri di quartiere e di municipalità, ma non si toccano i privilegi dei parlamentari. Non c’è un cenno alla riduzione delle ingentissime spese militari che l’Italia intende fare per acquistare  nuovi cacciabombardieri e portaerei. Non si toccano come sempre le rendite in capo al Vaticano (rendite immobiliari, rendite determinate dalla gestione di attività commerciali, ecc.). E l’elenco potrebbe continuare.

Consideriamo pertanto la manovra Monti sperequata e non condivisibile. Come docenti e lavoratori della scuola sappiamo bene che si devono fare sacrifici, ma pretendiamo che questi siano distribuiti equamente colpendo i ceti sociali che negli ultimi anni si sono arricchiti e che continuano ad essere protetti.

 

FGU-GILDA DEGLI INSEGNANTI INDICE LA MOBILITAZIONE DELLA CATEGORIA CONTRO QUESTA MANOVRA.

Cosa proponiamo al governo?

  • La revisione delle norme pensionistiche pesantissime per gli insegnanti prevedendo forme di mobilità verso altri comparti per coloro che raggiungono una determinata soglia di anzianità o la possibilità di operare sempre negli ultimi anni con un rapporti di part-time con erogazione contestuale della pensione del 50%. Ciò

  • La cassazione dei provvedimenti che vedrebbero INPDAP conglobata all’interno dell’INPS  e che si vada verso una chiara distinzione delle poste corrispettive ai contributi versati dai lavoratori rispetto agli interventi di natura sociale e assistenziale che devono avere uno specifico capitolo di bilancio separato.

  • L’adozione di vere e incisive norme contro le grandi ricchezze e i patrimoni che si sono accumulati in questo Paese senza che da essi siano discesi investimenti produttivi e nuovi posti di lavoro.

  • Introdurre vere norme che combattano non più a parole e promesse l’evasione e l’elusione fiscale

  • Una politica di rilancio della formazione, della scuola pubblica statale e dell’università come volano del necessario sviluppo economico del nostro Paese. Ciò significa trovare risorse nuove per pagare meglio gli insegnanti italiani che restano sempre tra i peggio retribuiti d’Europa (anche dell’attuale Grecia..) e per assumere nuovi insegnanti eliminando la piaga del precariato.

 

Gilda degli Insegnanti di Venezia