Il lusso delle pensioni di anzianità
E le discriminazioni tra donne e uomini
Flavia Amabile La Stampa,
1.12.2011
Giuliano Cazzola, vicepresidente della commissione Lavoro, ha anni
di competenza sulle pensioni alle spalle e una tessera del Pdl in
tasca. Che il sistema sia da riformare e che i governi (compresi
quelli presieduti da Berlusconi) non siano stati in grado di fare
abbastanza lo dice liberamente e da tempi non sospetti. «Negli
ultimi 20 anni sono andati in pensione 3 milioni e mezzo di italiani
che avevano poco più di 50 anni. A queste persone, grazie alla loro
attesa di vita, il sistema dovrà pagare 25 anni di pensione. E’ un
costo pesantissimo da sostenere».
Il problema sono le pensioni di anzianità, insomma?
«Sono una stortura, un problema aperto».
Il governo sta studiando un aumento delle quote
età/contributi e soprattutto si sta andando verso lo sfondamento del
tetto dei 40 anni di contributi come soglia minima. I sindacati
protestano.
«Chi ha iniziato a lavorare presto andrà in pensione prima dei 60
anni. Non possiamo più permetterci un sistema che prescinda
dall’età, queste persone stanno rubando futuro ai giovani».
Ma andare in pensione con 41-42 o 43 anni di contributi
senza correttivi significherebbe lavorare gratis dal quarantesimo
anno in poi.
«E’ vero, è un problema che si può affrontare però. Si possono
prevedere dei bonus, la Confindustria aveva proposto la
valorizzazione contributiva. Tutto è possibile. Qualcosa di simile
era già stato ipotizzato da Maroni. Quando era ministro al Welfare
aveva previsto un aumento delle pensioni per chi lavorava oltre i 40
anni. Il ministero del Tesoro l’aveva bocciato ma era un tentativo
in questo senso e quello che conta è che non vadano in pensione
persone che hanno meno di 60 anni. Ormai la stragrande maggioranza
di chi ottiene una pensione di anzianità lo fa usando la strada dei
40 anni di contributi. Spesso basta riscattare gli anni di
formazione e di università e si raggiunge la soglia minima: non
possiamo più permettercelo».
Arrivarci con il riscatto sarà un lusso ma chi ne avrà
diritto lo paga caro.
«Sì, è vero, ma è stato sbagliato non porsi il problema prima».
Come chiedere agli operai di lavorare più di 40 anni?
«Gli operai vanno salvaguardati, lo stesso vale per quelli che sono
in mobilità o in cassa integrazione».
Il governo interverrà con decisione anche sulle donne.
«In questo caso non parliamo di pensione di anzianità, che è un
privilegio maschile. Le donne prendono soprattutto la pensione di
vecchiaia. Sarebbe necessaria una certa gradualità nell’arrivare ai
65 anni di cui si parla. Hanno una storia lavorativa molto più
frammentata di quella degli uomini. L’Inps infatti nel 2010 ha
erogato 84mila nuovi trattamenti di anzianità (76%) contro i 27 mila
alle donne( (24%). Nel lavoro autonomo rispettivamente 51 mila (80%)
contro 13mila (20%)».
La disparità è evidente. L’aumento dell’età pensionabile per
le donne aggiungerà soltanto una nuova discriminazione senza
cambiare nulla.
«Forse bisognerebbe prevedere riforme che abbiano a che vedere con
il lavoro Non si può scaricare tutto sulle pensioni. Solo agendo
sulla previdenza con misure concrete già da lunedì il governo potrà
fare cassa rapidamente convincendo anche gli operatori
internazionali».