L'intervento Scuola,tutto immutato Pasquale Almirante La Sicilia, 18.12.2011 Una sola domanda secca ormai permea la scuola, dopo gli anni epocali della Gelmini: quali cambiamenti apporterà il nuovo ministro della istruzione, Francesco Profumo? Da una prima analisi delle sue sporadiche dichiarazioni sembra di capire che tutto rimarrà immutato, non solo all'Università, per la cui riforma sarebbe stato fra i più vicini consiglieri della ex ministra, ma anche per la scuola i cui tagli lineari, con la scusa del riordino, non hanno precedenti né sull'aspetto occupazionale né sul versante della cultura. Un danno che Profumo non potrà curare, posto che lo volesse, perchè le casse sono vuote e già fatica a trovare qualche spicciolo per mettere a norma i molti edifici fatiscenti e super affollati. “Oliare il sistema”, dice Valentina Aprea, presidente della commissione cultura, spiegando le poche parole pronunciate da Profumo, “significa che occorre proseguire nell’attuazione di quanto messo a punto sinora, individuando punti di forza e di debolezza, rafforzando i primi e superando i secondi”. Anche se non si capisce quali siano gli uni e quali gli altri, l'attesa sarebbe di pensare alle nuove forme di reclutamento e alla stabilizzazione dei precari storici che finora sono stati solo buggerati dallo Stato che di loro si è servito come un padrone. E con ogni probabilità questi ultimi tali rimarranno, con contentini e promesse, mentre i tirocini formativi attivi (Tfa) rischiano di trasformarsi in una nuova forma di finanziamento extra alle Università, qualora non venissero attivati esclusivamente per quelle classi di concorso già esaurite. E per i neo laureati? Qualcuno provvederà, forse, nonostante l'età media dei nostri docenti sia la più vecchia d'Europa, con l'operazione 50%: una metà dei posti a loro e l'altra ai precari, e quindi una prospettiva occupazione senza fine. Chi aveva sperato in meglio può rassegnarsi, mentre è probabile che Profumo procederà sul sistema di valutazione dei docenti e delle scuole con delle lievi modifiche rispetto a quello già sperimentato l'anno scorso, soprattutto per non venire meno agli impegni assunti con la lettera spedita all'Europa dall'ex governo. Una premialità fittizia e che non recupererà nemmeno la proposta, interessante, sul nuovo stato giuridico dei professori che da anni giace in Parlamento, ma che per attuarla occorrono soldi, proprio quelli che mancano. Quale futuro dunque per la scuola? Garantire l'esistente in attesa di tempi migliori, mentre le ricerche e le innovazioni si spostano al di là della grande Muraglia, che non è proprio una novità. |