Fornero, piangi ma correggi Mila Spicola l'Unità, 6.12.2011
Sala
informatica, alle 15 collegio dei docenti, i colleghi arrivano alla
spicciolata, un giro on line per leggere i commenti sui siti dei
quotidiani, su facebook, sui blog…”Ma l’hanno tolta davvero l’IRPEF
per i redditi sopra i 75mila euro?” “E figurati se non la
toglievano…più guadagni meno paghi, è l’Italia bellezza..” Mi mordo
la lingua, è la collega col marito dentista, però è un “dentista
comunista” lui dichiara tutto tutto, ed è tanto, tantissimo,
rispetto allo stipendio di sua moglie e al mio, insegnanti. “Ci sono
dentisti che dichiarano meno di quello che guadagniamo noi e dunque
che giustizia sarebbe stata? Avrebbero pagato gli onesti! Quelli che
dichiarano quello che guadagnano” “Giulia, ti ricordo che a noi hanno bloccato gli aumenti di stipendio per quanti anni? 4 o 6..manco ricordo più, ho rimosso. Con una perdita annua sul mio e tuo stipendio di più di mille euro l’anno. Su quanto? Meno di 20mila. Giulia!! Mille euro su 20mila contro i 6mila euro su 200mila che avrebbero pagato con l’aumento irpef. Ma dico, sei scema? Non dico fare la rivoluzione, ma se io pago, e lo sai che pago, perché paghi anche tu lo stesso, pagassero pure gli altri in giusta percentuale no?” Mi guarda perplessa “Uffa, io questi calcoli non li so fare, fa tutto il commercialista. So solo che ho una figlia e devo pensare a lei. E se dobbiamo fare sacrifici li dobbiamo fare per i giovani”.
C’è Pietro a un
altro pc: “Io pure ho una figlia, Luisa è precaria e quest’anno non
ha avuto nomine. Quei mille euro in meno pesano giusto su mia
figlia.” Però dai, sono sacrifici che bisogna fare, per “evitare il
baratro”. Lo dice chi sta bene però e noi non possiamo permetterci
il becero qualunquismo da movimentista superficiale. Eppure a me ,
una cosa che va bene ad Angelino Alfano mi suona male che vada bene
alle necessità di chi sta peggio. Intanto dico che non sono
d’accordo, poi me la vado a studiare. Non è che mi trasformo in
portatrice sana di “pregiudizi ideologici” e poi mi si dice che non
“ho studiato bene il provvedimento e rischio di fare gaffe”? E non entriamo nel terreno minato delle pensioni... per carità. Io l’ho già detto: fatemi lavorare in più quanto volete basta che mi dite dove vanno a finire questi introiti. Se li utilizzate per costruire la “solita scuola del sud che si lamenta sempre” (Eppur ci vuole) mi sto zitta zitta. Se date il minimo garantito a qualche giovane disoccupata/o, come ha dichiarato la diva Fornero (lo dico con ammirazione, sia chiaro: dopo la Brambilla non ci pare vero di vedere donne come lei ministro, tanto di cappello, ops, di veletta) , mi sto zitta zitta. Se costruite asili poi, rischio di diventar muta. Se poi si evitasse davvero di costruire sto maledetto ponte di Messina, che pare , in una regione martoriata come la Sicilia, il pattino per lo zoppo, imparo il linguaggio dei segni. Perché non lo vorrei ripetere a chi lo sa già perfettamente: la scorsa settimana hanno arrestato 36 uomini di mafia giusto qua intorno a questa sala informatica. Non cosucce, ma proprio capi dei capi. Qualche cognome familiare. Qualche intercettazione che sembra presa dalla sceneggiatura di squadra antimafia e io che rabbrividisco nell’udire il mio G. “proessorè, io le conosco ammmemoria le battute del capo dei capi” e immaginarmelo tra qualche anno chissà dove se i miei sacrifici non servono a tenerlo qualche ora in più a scuola. Ecco cosa voglio: tenerli qualche ora in più a scuola. Piangi Fornero piangi. Ma dopo la commozione, correggi là dove sbaglio a scrivere e correggi là dove sbagliate a scrivere voi. “Spicola sbagli, il taglio dell’Irpef non va fatto…ma faremo questo questo e questo. Alla voce rigore abbiamo dato, adesso vedrete equità e crescita”. Perché finora non ne abbiamo viste, almeno non dall’angolo di una cattedra di scuola e non di governo. Con stile, please. Mi aspetto davvero un minimo garantito di equità e un più che minimo garantito di crescita sana dei miei ragazzi. Giusto tra qualche minuto parleremo in collegio delle ore di supplenza non pagate, dei supplenti non chiamati, delle classi divise e dei ragazzi. Sempre quelli...sempre i soliti problemi, i soliti discorsi che li riguardano perchè mi pare che, tra pensioni, ICI, Imu, Irpef, i problemi dei lavoratori di oggi, pure io mi sono distratta un attimo dai problemi dei, si spera, lavoratori di domani. Sono le 15.30, è ora di spegnere il pc. Aula Magna. “Il Collegio, constatato il numero legale passa all’esame del primo punto all’ordine del giorno…” E il primo punto è ancora quello: la scuola s'è rotta e non si vede all'orizzonte qualcuno che s'è messo in testa di aggiustarla. Prima dei conti. O insieme a quelli. |