Fondi per le scuola materne bloccati dalla
legge di stabilità: la Regione fa ricorso

Il presidente Zaia ha dato incarico agli uffici: «Non solo
la norma assegna pochi soldi, ma impedisce di spenderli»

di Alvise Sperandio Il Gazzettino 10.12.2011

VENEZIA - Il Veneto ricorre alla Consulta per difendere le scuole dell'infanzia paritarie. La giunta, su iniziativa del governatore Luca Zaia, ieri ha incaricato i propri uffici di valutare se ci siano profili di illegittimità costituzionale nella Legge di stabilità 2012, quella che vincola gli enti locali a non sforare i propri bilanci.

La norma in questione autorizza una spesa massima di 242 milioni di euro senza dire esplicitamente che devono essere destinati a questo tipo di istituti, ma facendo solo riferimento a una norma di cinque anni fa già dichiarata non costituzionale. Come dire: ti attribuisco un tot di soldi senza definire nel concreto a cosa è rivolto l'impegno, lasciando così aperto il nodo del finanziamento. Sarà l'avvocato Mario Bertolissi, docente universitario di Giurisprudenza all'Università di Padova, a rappresentare la Regione davanti al più alto organo di giustizia dello Stato.

«Le scuole dell'infanzia paritarie - osserva Zaia - svolgono un servizio pubblico a ogni effetto offrendo un importante percorso formativo ai bambini e un altrettanto significativo ruolo di supporto alle famiglie. Questa legge di stabilità non soltanto ci attribuisce pochi soldi, ma anche ci pone nelle condizioni di non poterli spendere». La «messa in mora» dello Stato qualche settimana fa era stata preannunciata dal governatore ai vescovi durante un incontro tenutosi in sede di Conferenza episcopale triveneta a Mestre. Da tempo i presuli chiedono con decisione l'effettiva attuazione della legge sulla parità scolastica, la 62 del 2000 emanata dall'allora ministro Luigi Berlinguer, che riconosce questi istituti come parte costitutiva del sistema nazionale di istruzione e di formazione degli studenti, a fianco di quelli comunali e degli statali.

«Le scuole dell'infanzia paritarie - sottolinea Zaia - negli ultimi anni hanno registrato una forte insofferenza finanziaria e subito evidenti sperequazioni rispetto a quelli statali. Infatti, a fronte di 3200 euro pro capite di media nazionale, il Veneto riceve 1900 euro, come se il servizio garantito dalla nostra Regione venisse erogato a un costo pari a circa la metà di quello dello Stato. È un dato che risulta del tutto in contrasto rispetto alla qualità e all'efficienza del sistema veneto, riconosciuto da tutti come un modello».

Nonostante in moltissimi luoghi non esistano alternative, molte strutture sono a rischio chiusura a causa dei tagli e dei ritardi sistematici dei contributi, del contemporaneo aumento delle spese di gestione dovuto alla riduzione delle religiose che un tempo le conducevano e alla necessità di sostituirle con dei laici da stipendiare.

Nel Veneto, le scuole dell'infanzia paritarie sono 1.183 per 93.802 bambini tra i 3 e i 6 anni iscritti (67,1 per cento) contro le 570 statali per 46.148 iscritti (32,9 per cento), con una retta pro capite in media di 300 euro al mese. Assicurano ogni anno un risparmio alle casse pubbliche di oltre mezzo miliardo di euro perché se il contributo per un bambino che frequenta la statale è di 6.300 euro, quello per uno della paritaria è di appena 560 euro.