Le “balle” di Natale:
per 300.000 docenti disoccupati
(e 200.000 precari nelle “graduatorie a esaurimento”), un megaconcorso
con 25.000 posti dai “pensionamenti”!

Polibio AetnaNet 27.12.2011

Dato che la riforma “epocale” del sistema scolastico attuata – con sforbiciate epocali alle risorse economiche e conseguentemente all’organico dei docenti (ma anche, per decine di migliaia, a quello del personale Ata) – dall’allora ministro Mariastella Gelmini – assolutamente obbediente ai ministri Giulio Tremonti e Renato Brunetta (il “Fantuttone”), creatore del “FomezItalia spa” (in un sistema da scatole cinesi) per la presidenza dell’amicissimo geologo di Ravello Secondo Amalfitano (improvvisamente “beneficiato” di uno stipendio maggiore a quello di un parlamentare, incrementato da un cospicuo premio annuo di produttività, da altri incassi e da benefit mensile) – ha lasciato senza posto di lavoro e senza stipendio circa 130.000 docenti, la promessa del megaconcorso per 25.000 posti di docente non tiene nella dovuta considerazione un elemento di base. Quei posti potrebbero risultare del tutto inesistenti, perché quelli che si renderanno “disponibili” dai pensionamenti saranno cancellati, oltre che dai soprannumerari con contratto a tempo indeterminato, dagli effetti dell’attuazione della legge 15 luglio 2011, n. 111 – relativa all’accorpamento e al dimensionamento delle istituzioni scolastiche – dalla quale deriverà la scomparsa di circa 3.000 posti di dirigente scolastico, e con essa la perdita di parecchie migliaia di posti di docente.

Ed è anche importante tenere presente che “l’età media” dei docenti è di 47 anni: quasi 20 anni per raggiungere “la nuova età” per la pensione e poco più di altrettanti anni dal conseguimento del diploma di laurea. La scuola, per risultare vincente il processo di occupazione dei docenti (ma anche del personale Ata), ha bisogno di provvedimenti che recuperino, in termini di efficienza e di occupazione, quanto è stato “distrutto” dalla disastrosa “riforma epocale” disegnata e realizzata dal trio Tremonti-Gelmini-Brunetta. Altrimenti, ci troviamo di fronte a una manipolazione mediatica che procede a gonfie vele. Per le “balle” della Befana e per la manipolazione mediatica che ne deriva, si abbia la “pazienza” di attendere.

Polibio
polibio.polibio@hotmail.it



La classe docente è ripartita così per classi d’età: il 16 per cento ha tra i 25 e i 35 anni; il 35 per cento ha tra i 36 e i 45 anni; il 31 per cento ha tra i 46 e i 55 anni; il 18 per cento supera i 55 anni. Pertanto, il 51 per cento dei docenti ha un’età compresa tra i 25 e i 45 anni, mentre il restante 49 per cento ha un’età compresa tra i 46 e i 65 anni d’età (sempre che ci si fermi al sessantacinquesimo anno per il collocamento in pensione). Ebbene, facendo un semplice calcolo, cioè dividendo il numero complessivo degli insegnanti (circa 778.000) per 40 (gli anni compresi tra i 25 e i 65, e per il momento mettiamo da parte che si andrà in pensione in anni successivi a quello del compimento dei 65 anni d’età), si ottiene una “disponibilità” annuale di posti di poco inferiore ai 20.000. Dato che gli attuali studenti sono circa 7.800.000, collocati in 370.000 classi, il numero di alunni per ciascuna classe è 21. I tagli all’organico dei docenti, tagli che hanno sconvolto la vita lavorativa (e non soltanto quella lavorativa) dei precari della scuola, hanno causato negli anni della gestione gelminiana il “licenziamento” di 130.000 docenti. Si tratta della conseguenza della riduzione delle ore settimanali delle lezioni, dell’aumentato numero degli alunni in ciascuna classe nonostante la violazione delle norme di legge sulla sicurezza, dell’eliminazione dei moduli nella scuola primaria e della “politica” gelminiana (diretta o indotta) del cosiddetto “insegnante unico” per ridurre, unitamente all’orario settimanale dell’attività didattica, il numero degli insegnanti nella scuola primaria.

Se, come da più parti viene detto, ancorché con limitate differenze, gli insegnanti che si trovano collocati nelle cosiddetta graduatorie a esaurimento sono circa 240.000 (precari in piccola parte in servizio, precari disoccupati e/o supplenti – nelle scuole dove c’è il “miracolo” della disponibilità di fondi per assumerli e per retribuirli – per poche settimane o per alcuni mesi, disoccupati senza speranza di lavorare se non – a costo zero, ma per acquisire punteggio – in scuole paritarie e legalmente riconosciute), ci vorranno almeno dodici anni (alla media di 20.000 l’anno) per essere assunti a tempo indeterminato.

Nel frattempo, le graduatorie dei disoccupati che si troveranno inclusi in graduatorie a esaurimento, o comunque le si voglia chiamare, cresceranno annualmente di un numero maggiore rispetto a quello delle uscite. Ma saranno comunque molte centinaia di migliaia gli aspiranti insegnanti che, pur avendo conseguito lauree specialistiche per le diverse classi di concorso e di docenza, non saranno inclusi nelle graduatorie per ottenere il contratto di lavoro a tempo indeterminato, nonostante la partecipazione a concorsi dalla preselezione, dalla successiva selezione, dalle prove scritte e dalle prove orali, nonché da corsi di formazione (il tutto sembrerebbe fatto apposta per dilatare i tempi in un sistema che si configura come manipolazione mediatica) organizzati – come purtroppo è già recentemente accaduto per l’assunzione di 2.368 dirigenti scolastici “fantasmi” e per “individuare” i lettori, i docenti, i direttori scolastici dei servizi generali e amministrativi, gli assistenti amministrativi da mandare a lavorare nella scuole italiane all’estero – da associazioni-carrozzoni-politico-clientelari.

Gli insegnanti abilitati che affollano le graduatorie a esaurimento hanno acquisito il diretto al contratto di lavoro a tempo indeterminato. Molti l’hanno acquisito anche da prima degli ultimi dodici anni. Tutti, e comunque moltissimi di loro, hanno assunto nuove e più avanzate posizioni anche per il punteggio relativo al servizio svolto in condizioni di precariato. I concorsi per l’assunzione di docenti mancano da dodici anni a oggi, sostituiti dai corsi per l’abilitazione all’insegnamento svolti dagli atenei. Certo, si tratta, quello dei concorsi, di un diritto per i giovani laureati, che tuttavia a un’annuale selezione concorsuale hanno partecipato attraverso i corsi biennali per acquisire l’abilitazione all’insegnamento e per essere inseriti nelle graduatorie a esaurimento (ma da due anni quei corsi universitari per conseguire l’abilitazione all’insegnamento non sono stati attivati per determinazione gelminiana, né sono stati tuttora attivati i corsi promessi e di mese in mese rinviati ad altra data). Di laureati che aspirano all’insegnamento, e ne hanno diritto anche se non hanno ottenuto l’ammissione ai corsi universitari e anche perché negli ultimi due anni quei corsi sono stati eliminati senza essere sostituiti da altre forme comunque sempre gestite dalle università, ce ne sono moltissimi.

Si può calcolare che gli interessati, a parte i 240.000 che si trovano inclusi nelle graduatorie a indefinito pluriennale esaurimento, ce ne siano almeno 300.000, e che i posti disponibili, pur non essendo stata data nessuna certezza, sarebbero da 15.000 a 25.000. Ma non è stato detto, nemmeno dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, quanti saranno negli anni a venire i posti disponibili, anche con riferimento al tempo e all’età per le pensioni, pur essendo stato precisato che “20.000 giovani laureati sono in condizione di affrontare un concorso” e che si potrebbe procedere, per ripartizione proporzionale, all’assegnazione del 50 per cento dei posti annualmente disponibili a coloro che si trovano iscritti nelle graduatorie a esaurimento e all’assegnazione dell’altro 50 per cento dei posti per concorso pubblico.

Certamente, un aspetto della disorganizzazione della scuola è assai grave per quanto concerne il diritto alla formazione degli alunni: 35 docenti su 100 non insegnano l’anno successivo nella stessa scuola.

E non si tratta soltanto di questo, perché le ore settimanali di insegnamento curricolare risultano sempre ridotte per la mancanza delle risorse necessarie per pagare ai docenti le supplenze orarie e addirittura per pagare quelle di molti giorni (e quindi gli alunni escono prima dalla scuola oppure rimangano nelle aule a giocare a carte) o perché, aspetto ben ridicolo e paradossale, le risorse economiche delle scuole difettano a tal punto che, come è stato raccontato a Polibio da una professoressa e confermato da altri docenti, per le fotocopie a uso didattico (complessivamente 240 fotocopie, da utilizzare per 60-70 alunni), la scuola assegna soltanto una scheda di 5 euro, cosicché a pagare le ulteriori fotocopie (5 euro per ciascuna scheda (da acquistare presso la ditta convenzionata) sono gli/le insegnanti. Sì, così sono state ridotte le scuole!

Tuttavia, non è ancora tutto. Gli scatti di anzianità sono sospesi, e quindi lo stipendio è di fatto diminuito. Si parla di “un po’” di investimenti e di riorganizzare la scuola, anche dal punto di vista delle strutture, ma sostanzialmente non esistono le risorse necessarie. Si afferma che gli stipendi degli insegnanti sono molto al di sotto della media europea, e che pertanto “sarebbe” giusto provvedere ad aumentarli, ma si aggiunge che “è difficile parlare di aumenti” e che bisogna “lavorare sull’autostima”. Poi, “se ci sarà la ripresa”, verranno gli aumenti.

Intanto, il contratto di lavoro non viene rinnovato, e ormai è “bloccato” da anni il contratto nazionale di lavoro. Nella busta paga mensile, tra i “dati di dettaglio della retribuzione”, risulta una voce a cui corrisponde un’elemosina: “indennità vacanza contrattuale” (basta il termine “vacanza” per comprendere l’inadempienza governativa e il ridicolo della dizione), corrispondente a 12,08 euro al lordo dell’aliquota fiscale al 27 per cento, cosicché il netto è 8,73 euro.
Inoltre – l’ha pubblicamente dichiarato, per via televisiva, il ministro Profumo –, oltre a rendersi necessari percorsi professionalizzanti (per giovani d’età compresa tra i 16 e i 18 anni) al fine di acquisire competenze per poi trovare un lavoro, “le lezioni frontali vanno superate” in considerazione dello “sviluppo tecnologico e informatico”, poiché “la scuola non riesce a gestire l’innovazione informatica”: gli studenti impareranno il 20 per cento a scuola e l’80 per cento da fonti esterne.

Di posti per i docenti, quindi, sembra che non ve ne siano tanti, nemmeno i 20.000 annui presumibilmente derivanti dai pensionamenti. Dodici anni non basteranno per dare lavoro a tempo determinato, a seguito di ricambio generazionale, nemmeno ai circa 240.000 docenti che si trovano, anche da molti anni, nelle graduatorie a esaurimento, ai quali si aggiungono altre decine di migliaia di docenti che, pur abilitati, non sono tuttora compresi nelle graduatorie. L’attesa, pertanto, sarà molto lunga per centinaia di migliaia di aspiranti docenti: abilitati e/o laureati ma non abilitati, nonché, fermandoci all’attuale generazione, per altre decine di migliaia di giovani che si sono laureati negli anni recenti e ai quali è stata preclusa qualsiasi possibilità di conseguire l’abilitazione. E ci sarà posto soltanto per una parte di loro.

Intanto, a Polibio sembra di assistere – mentre l’innalzamento dell’età pensionabile sta portando, da una parte, alle dimissioni anticipate di molti docenti e, dall’altra parte, alla permanenza in servizio di altri docenti – a una sorta di pantomima finalizzata alla riduzione della tensione esistenziale derivante sia dalla perdita del posto di lavoro nel settore della scuola, sia dalla preoccupazione di non trovarne negli anni che verranno.
Una sorta di manipolazione mediatica (“brain wash”), un lavaggio del cervello, un’arma silenziosa per guerre tranquille, un non accorgersi delle mille strategie, tra le quali c’è quella della distrazione per favorire il controllo sociale e per distrarre l’opinione pubblica da fenomeni alquanto complessi e gravi, quali sono quelli della crisi economica e della disoccupazione. Così giunge a Polibio da persona competente, la quale ha posto l’accento sul fenomeno delle strategie.

Tra le strategie c’è quella della gradualità, consistente nel fare accettare una misura inaccettabile, essendo sufficiente applicarla gradualmente (come col contagocce) per un numero di anni consecutivi. C’è quella di usare l’aspetto emozionale più di quello della riflessione (“ora sarà indetto un concorso, un megaconcorso, quindi non ti preoccupare”), provocando un corto circuito nell’analisi razionale e nel senso critico dell’individuo. E c’è quella del differire, con la finalità di fare accettare le condizioni impopolari, presentandole come dolorose e necessarie, rivolgendosi agli adulti come a dei bambini (“stiamo cercando di dare spazio ai giovani perché sono il futuro”).

Fermi restando i diritti acquisiti, i concorsi, nazionali o regionali che siano, possono (manipolazione mediatica a parte) rappresentare un’occasione per le giovani generazioni, purché siano correttamente e trasparentemente organizzati e svolti. E mettendo da parte, anzi smantellandoli del tutto, i carrozzoni politico-clientelari – qual è il “FormezItalia spa”, che grave danno ha causato ai docenti (44.000 domande di partecipazione, 34.000 presenti) e perdita di credibilità alla scuola, nella farsa della prova preselettiva del “concorso fantasma”, indetto per 2.368 posti “fantasma”, per il reclutamento di dirigenti scolastici, e in quella selettiva svoltasi nell’hotel Ergife lungo la romana via Aurelia per “individuare”, su 36.000 concorrenti, i 281 tra lettori, docenti e personale Ata da mandare a lavorare nelle scuole italiane all’estero.

A parte la “baraonda” che ha caratterizzato la prova selettiva svoltasi nel salone dell’hotel Ergife, quella preselettiva del concorso per dirigenti scolastici svoltasi nelle 113 scuole individuate nei capoluoghi di regione è stata un disastro per quanto ha riguardato l’organizzazione, compreso il volumaccio dei quesiti, predisposto dal “FormezItalia spa”, nel quale almeno 1.000 quesiti a risposta multipla sono stati cestinati perché errati o comunque niente affatto idonei, preparati da “esperti” di oscura scelta risultati “inesperti”; ma molti altri quesiti errati o comunque opinabili e improponibili sono sfuggiti al controllo di altri “esperti” tra i cento quesiti estratti a sorte. Oltre a quelli (22, ma potrebbero essere addirittura 38) individuati dagli esperti dell’Anief e da Aldo Domenico Ficara (eccellente collaboratore di AetnaNet), 10 quesiti tra i 100 utilizzati nella prova preselettiva svoltasi il 12 ottobre 2011 sono stati, secondo attente deduzioni, corredate delle relative schede di valutazione, considerati errati da Antonio Pirozzi (vd. l’intervento di Antonio Pirozzi postato su AetnaNet il 24 dicembre 2011, alle ore 13:14:05).

Vengano pure i concorsi, ma siano smantellati i carrozzoni politico-clientelari. Tra gli altri, il “FormezItalia spa”, società per azioni di fondazione uninominale politico-clientelare, fatta nascere nel ventre di una struttura politico-clientelare (Formez-Centro di formazione studi) per inseminazione (naturalmente, artificiale e comunque funzionale a interessi particolari e personali) dell’allora ministro Renato Brunetta prima e dopo il 25 gennaio 2010, giorno di nascita del Formez P.A. per trasferimento da un ventre all’altro (sempre con funzione politico-clientelare), affidato, quale padre putativo, con funzione di presidente, all’amicissimo geologo Secondo Amalfitano, di Ravello, comune nel quale Renato Brunetta possiede da una decina d’anni una villa che, dopo essere stata strutturata, è valutata circa un milione di euro.

Un padre putativo, il presidente del “FormezItalia spa” Secondo Amalfitano, sulla testa del quale, dal 30 luglio 2009, continuano a piovere (e il pensiero corre veloce al film “Il Caimano” di Nanni Moretti) ogni anno centinaia di migliaia di euro. Tanti – per quanto riguarda i compensi, il premio di produzione, l’affitto dell’appartamento romano concesso in benefit, le trasferte ed eventualmente altro per il quale non si ha trasparenza nell’ambito del ministero per la trasparenza – d’aver potuto raggiungere la cifra complessiva, dal 30 luglio a oggi, a pochi giorni della conclusione dell’anno 2011, di un milione di euro.

Appare giusto e pertanto legittimo chiedere il risarcimento dei danni causati dal “FormezItalia spa”: di chiederli al “FormezItalia società per azioni” e di chiederli al suo presidente, il geologo Secondo Amalfitano, che derideva col déjà-vu i docenti che evidenziavano gli errori e le assurdità di alcuni dei quesiti a risposta multipla, errori e assurdità che nei giorni successivi sono risultati evidenti in un migliaio di quei quesiti, cestinati e mandati al macero, e tuttavia molti sono rimasti nel foglio dei cento quesiti per la prova preselettiva. Cosicché quella prova va annullata, mentre si deve fare attenzione all’effettivo numero dei posti di dirigente scolastico se si vuole che il concorso trasformi la sua caratteristica di “fantasma” in quella della concretezza e della certezza per le decine di migliaia di docenti che hanno presentato la domanda di partecipazione.

Da Polibio, l’augurio che il 2011 sia un anno di serenità, di personali successi, di condizioni economiche e di lavoro che rappresentino il superamento della crisi che il nostro Paese attraversa da anni e che tuttora purtroppo attraversa pesantemente. Buon 2012 a tutti.

Polibio

polibio.polibio@hotmail.it