LA SCHEDA
Tutti in pensione solo con 42 anni
di contributi, sparisce l'anzianità
Abolizione delle finestre mobili e donne a
riposo più tardi:
la riforma previdenziale in pillole
La
Stampa, 4.12.2011
ROMA
Estensione del metodo contributivo a tutti i lavoratori, aumento
dell’età di vecchiaia per le donne del settore privato, abolizione
delle finestre mobili (e assorbimento di questi periodi nell’età
effettiva di pensionamento), aumento delle aliquote sugli autonomi
ma soprattutto una vera e propria stangata sulle pensioni di
anzianità: sono queste le principali misure previste per la riforma
della previdenza prevista dalla manovra correttiva presentata oggi
dal Governo alle parti sociali alla quale si aggiunge un blocco
della rivalutazione delle pensioni rispetto all’inflazione per il
biennio 2012-2013 con la sola esclusione dei trattamenti fino al
doppio del minimo (467 euro al mese nel 2011).
Ecco in sintesi
le principali novità della manovra in materia previdenziale:
Principio di flessibilità: le misure in materia
previdenziale contenute in manovra si basano, ha chiarito il
ministro Elsa Fornero, «sul principio della flessibilità nel
pensionamento. Vogliamo reintrodurre una flessibilità e accompagnare
con incentivi il proseguimento dell’attività lavorativa. Abbiamo
passato al setaccio il sistema pensionistico per individuare
privilegi ed eliminarli o attenuarli».
Addio finestra
mobile: scompare il meccanismo della »decorrenza« di
12 mesi per i dipendenti e 18 per gli autonomi» previsto dalla
manovra 2010 a partire dal 2011 che allungava di fatto i tempi per
l’accesso al pensionamento. Il periodo sarà però assorbito nei
requisiti che per la vecchiaia degli uomini dipendenti saranno
dall’anno prossimo quindi pari a 66 anni (65 anni attuali più 12
mesi di finestra). Gli autonomi andranno in pensione a 66 anni e
mezzo (andavano a 65 ma a questi si aggiungevano 18mesi di attesa di
finestra mobile).
Aumento età donne
privato: si accelera sull’aumento dell’età di
vecchiaia delle donne dipendenti del settore privato. Dal 2012
andranno in pensione a 63 anni mentre entro il 2018 saranno a quota
66 come gli uomini (l’età salirà a 64 nel 2014, 65 nel 2016) e le
donne del settore pubblico (a 66 anni dal 2012). Lo scalino tra 2011
e 2012 sarà quindi di due anni dato che quest’anno le donne
dipendenti del settore privato uscivano a 60 anni più 12 mesi di
finestra mobile (quindi a 61).
Stangata
sull’anzianità: sono abolite le cosiddette quote
(età più contributi) e per i dipendenti dal 2012 sarà possibile
uscire dal lavoro in anticipo rispetto all’età di vecchiaia solo con
almeno 41 anni di contributi per le donne e 42 per gli uomini. Al
momento gli anni di lavoro necessari per andare in pensione
indipendentemente dall’età anagrafica erano 41 per uomini e donne
(40 più la finestra mobile). Per gli autonomi si andrà in pensione
prima dell’età di vecchiaia con 41 anni e mezzo di contributi per le
donne e 42 e mezzo per gli uomini. Sparisce il termine anzianità, si
chiamerà pensione anticipata.
Aumento aliquote
autonomi: È previsto un aumento delle aliquote
contributive degli autonomi di 0,3 punti ogni anno per arrivare a
due punti in più nel 2018 (adesso sono al 20-21% per i commercianti
e gli artigiani a fronte del 33% dei dipendenti)
Flessibilità per
il prepensionamento: per le donne sarà prevista una
fascia flessibile per il pensionamento tra i 63 e i 70 anni mentre
per gli uomini sarà tra i 66 e i 70. Ci saranno vantaggi per chi
esce più tardi e penalizzazioni per chi esce dal lavoro prima.
Contributivo per
tutti: sarà esteso a tutti il metodo contributivo
pro rata, anche quindi a coloro che avendo cominciato a versare
contributi prima del 1978 avevano mantenuto il più generoso metodo
retributivo. Per questi lavoratori il nuovo meccanismo varrà dal
2012 quindi gli anni di lavoro fino al 2011 saranno calcolati con il
retributivo.
Blocco
rivalutazione: le pensioni in essere saranno
congelate per il 2012 e il 2013 rispetto all’inflazione. Rispetto
all’impianto originario (che salvava al 100% solo quelle minime -
467,42 euro), il premier Monti ha fatto sapere che «grazie ai
proventi derivanti dal dal bollo sullo scudo fiscale possiamo dare
non metà copertura dall’ inflazione, come pensavamo, ma piena
copertura dall’ inflazione, anche per le pensioni comprese tra
quella minima che Š di 480 euro e la doppia della minima».