«Un salto rispetto al passato:
Intervista sa Marco Rossi Doria: Il neo sottosegretario l'Unità, 20.12.2011
Da maestro di strada
Marco Rossi Doria, se ripensa al “suo” ingresso nella scuola, ancora
oggi non trattiene l’entusiasmo: «È un mestiere bello, anzi direi
esaltante, io ho iniziato a farlo che avevo ventun’anni...». Da
neo-sottosegretario all’Istruzione però quando parla di ridare ai
giovani la possibilità di diventare insegnati, misura parole e
numeri. Sa cosa vuol dire, dopo tredici anni, tornare ad annunciare
un concorso.
«Attenzione:non siamo
ancora a questo. Ma c’è uno studio intenso negli uffici del
ministero per capire come applicare finalmente le normative
esistenti. Metà dei docenti di cui la scuola avrà bisogno, come
prevede la legge124 del 1999, saranno reclutati attraverso le
graduatorie permanenti, l’altrà metà, come prevede la legge del 244
del 2007, attraverso concorso. Così è stabilito dalle norme che già
esistono. Da una parte ci sono le esigenze di fatto e di diritto di
chi è già inserito in graduatoria, dall’altra però occorre anche
rispondere all’esigenza di fare entrare nuove persone giovani
nell’insegnamento».
«Certo non abbiamo
trecentomila cattedre da ricoprire come hanno scritto alcuni
giornali. Ci sono quelle che si libereranno man mano che la gente
andrà in pensione, tenendo conto che con le nuove norme anche gli
insegnanti andranno in pensione più lentamente. Io, per esempio, ci
dovevo andare nel 2013 e ci andrò invece nel 2019. Comunque dei
posti si libereranno e si faranno ripartire i concorsi perché metà
di quelle cattedre saranno assegnate per concorso. Questa è
l’ipotesi di studio».
«I numeri di quanti
posti si libereranno nella scuola nei prossimi tre anni sono allo
studio dei nostri tecnici. È un computo complesso. Dobbiamo recepire
le nuove normative per la pensione, vedere quante sono le cattedre
nelle diverse discipline e nei diversi segmenti del sistema
scolastico. È un lavoro già in atto. Ma finché non sarà terminato
non possiamo parlare di numeri. Tanto meno di 300mila cattedre a
disposizione. Purtroppo saranno molte di meno».
«Il lavoro che stiamo
facendo è proprio di controllare quel numero. Posso però dire che se
fosse 25mila, 12.500 insegnanti sarebbero presi dalle graduatorie
permanenti e l’altra metà da nuovi concorsi. La modalità di questi
concorsi e la loro durata non sono ancora stati decisi. Certamente
c’è un problema e questo governo ha deciso di affrontarlo.
«È una grande notizia.
La terza in pochi giorni. La prima è che non si parla più di tagli
per la scuola, per ora. La seconda è che sono stati dati dei soldi,
974milioni per l’edilizia scolastica, per le infrastrutture
informatiche e per la lotta alla dispersione. La terza è questa del
concorso per gli insegnanti».
«Su questo si sono
cimentati in tanti. Io mi sottraggo. Che faccio vado in giro a
chiedere ai giovani: vuoi fare l’insegnante? Lo troverei bizzarro».
«Io penso che il mondo
della scuola che attende notizie dal ministero sia adulto: sa quante
sono le complessità, come e quanto questo mondo è stato fermo e
quanto ci vuole per rimetterlo in moto. Trattiamo tutti da adulti.
Diciamo cosa vogliamo fare e in che direzione ci si sta muovendo.
False illusioni questo governo non ne vuole dare».
«Ripeto: abbiamo due
esigenze da contemperare, salvaguardare le legittime aspettative di
chi è precario e salvaguardare il principio che dei giovani e
giovanissimi devono poter accedere a questo mestiere. Dobbiamo fare
le due cose insieme. Molto spesso nella vita bisogna tenere insieme
due principi e noi proveremo a farlo. L’esperienze e le nuove
energie servono entrambe».
«Si troveranno a
insegnare in una scuola in trasformazione che ha nuove funzioni di
guida rispetto ai giovani, dal momento che siamo dentro una crisi
che è anche crisi di modelli educativi. Guidare i giovani
all’apprendimento e a misurarsi con se stessi e con il mondo in
generale è un mestiere esaltante».
«Certo che si può
ancora pensare perché in tutto il mondo e anche in Italia
l’istruzione, lo dicono i dati di Bankitalia, continua ad essere il
principale fattore di contrasto delle diseguaglianze. Se riesci a
scuola hai più possibilità di migliorare rispetto alla condizione di
vita dei tuoi genitori». «Anche in questo Paese, anche in questo tempo». |