Se la quota del Pil
per la scuola precipita/1

da TuttoscuolaNews, n. 486 18.4.2011

Dopo i pesanti tagli di questi anni agli organici della scuola per consentire al Tesoro di fare cassa in un momento di pesanti difficoltà economiche, solo parzialmente mitigati dalla quota (il 30%) delle risorse tagliate che dovrebbero ritornare come risparmio di sistema per finanziare la riqualificazione del nostro sistema di istruzione (e sappiamo che una parte rilevante di quel 30% è stata già riassorbita per salvaguardare gli stipendi attuali, e non per incrementarli), dall’orizzonte della scuola italiana sembra svanire anche per i prossimi decenni la possibilità di un ciclo di investimenti che possano fare da volano per la sua riqualificazione.

Lo si desume dal recentissimo Documento di Economia e Finanza 2011 varato dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministero dell’Economia e Finanze. Infatti, secondo calcoli e proiezioni della Ragioneria Generale dello Stato, per alcuni decenni gli investimenti per il sistema di istruzione italiano dovrebbero diminuire.

Il Pil, cioè la ricchezza del Paese che per l’istruzione in Italia già attualmente viene riservata in quote complessivamente inferiori alla media europea, dovrebbe diminuire gradualmente di quinquennio in quinquennio dall’attuale magro 4,5% fino a toccare nel 2040 il 3,2%, per poi riprendere a salire lentamente.