Professori precari di di Sergio Luciano ItaliaOggi, 7.4.2011 Meritocrazia e piante organiche: due parole chiave che la pubblica amministrazione ha ignorato per troppo tempo. Lo conferma drammaticamente la vicenda dei quindici precari della pubblica istruzione ammessi dal Tribunale di Genova a un maxi-risarcimento da 500 mila euro complessivi. Una storia che sta facendo scalpore perché mette in evidenza un enorme rischio erariale, tra i 3 e i 6 miliardi, che potrebbe concretizzarsi per le casse dello Stato se tutti gli altri precari che si trovano in condizioni analoghe facessero, e vincessero a loro volta, causa allo Stato. Ma verrebbe da dire: oportet ut scandala eveniant. Ovvero: che la facciano, che la vincano, questa causa: almeno il problema dovrà essere affrontato una volta e per tutte. In questo malcapitato Paese, nel campo della pubblica istruzione i governi di ogni orientamento politico sono stati sostanzialmente accomunati - negli ultimi quarant'anni - dalla perniciosa voglia di abolire ogni meritocrazia nella selezione del personale insegnante, che dalla seria selezione per concorso pubblico, in molti casi anche addirittura severa, cui doveva sottoporsi fino agli anni Sessanta, ha iniziato ad essere quasi sempre assunto per titoli e graduatorie che tutto erano fuorchè meritocratiche. A fronte di questo insensato lassismo, che ha riempito le scuole italiane di professori asini, i politici hanno però deciso di non assumersi la responsabilità di definire, per la scuola, piante organiche relativamente certe, studiate in funzione degli andamenti demografici prevedibili e del fabbisogno di figure professionali da parte del mondo del lavoro. Tutt'altro: hanno deciso di procedere sempre e solo con la leva del precariato. Gonfiando così una bolla enorme di personale a termine, mal selezionato, demotivato, squattrinato, pieno di pretese e ormai legittimato nel diritto ad essere rimborsato o assunto d'ufficio. Un capolavoro di autolesionismo. Come risolverla, in un'epoca di finanza pubblica magrissima e di risorse scarse? Un domandone che i ministri Gelmini e Tremonti, a questo punto, non potranno più eludere. La prima, in piena coerenza con la sua recente, opportuna riforma dell'università, cerchi di scrivere la pianta organica della scuola e ripristinare criteri meritocratici di selezione, pur riconoscendo i diritti acquisiti dai precari. Il secondo deve trovare i soldi necessari per fare le assunzioni: sembrerebbe una “mission impossible”, ma forse non lo è: perché una parte prevalente di quei soldi dalle casse pubbliche uscirebbero comunque; e poi perché la via del contenzioso rischia di essere ancora più onerosa di quella dell'accettazione di una spesa corrente in più. |