Questa sera Mariastella Gelmini sarà ospite di Giovanni Floris a Ballarò
Il ministro e la matematica

da Tuttoscuola, 19.4.2011

“Qualche aiuto in matematica, l’ho ricevuto anch’io. Andavo bene nelle materie umanistiche, ma avevo qualche difficoltà in matematica, per cui c’erano dei compagni che mi davano una mano”.

Silvia Toffanin, conduttrice di ‘Verissimo’, rotocalco di Canale 5, ha raccolto la confessione del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini in una lunga intervista in prevalenza dedicata al ‘privato’ dell’attuale inquilino di viale Trastevere.

E’ possibile che l’intervista - che sarà seguita questa sera dalla partecipazione del ministro alla puntata n. 300 del programma di Giovanni Floris (auguri!) - sia stata rilasciata proprio nell’intento di addolcire un po’ l’immagine pubblica di un personaggio come Mariastella Gelmini che in tutte le occasioni, anche in quella della maternità, si è mostrata controllata, austera, ferrigna.

Allo scopo serve anche l’umana ammissione di aver ricevuto ‘aiutini’ dai compagni più bravi in matematica. Ma anche quando, alla fine della conversazione, parla del suo ruolo istituzionale il ministro non esibisce asprezze e certezze, sembra anzi condividere le insicurezze di tante famiglie 'normali': "il primo obiettivo che mi sono data quando sono diventata Ministro", ha detto, “è stato quello d’interrogarmi e chiedere al paese quale progetto educativo, che scuola volessimo, perché, al netto delle circolari, dei provvedimenti di legge e delle riforme, credo che come paese non possiamo ridurre il tema della scuola solo ad un fattore economico o di bilancio”.

Gelmini espone una visione ‘debole’ del proprio ruolo e però, si direbbe, anche del ruolo della scuola come istituzione: “Il problema è la scuola che vogliamo e quale progetto educativo vogliamo per i nostri figli e questo la scuola non può farlo da sola, ha bisogno della famiglia, della comunità e dei media” perché “la scuola non deve solo trasmettere conoscenze ma anche valori. A scuola si formano i cittadini, le persone”. Una visione comunitarista della scuola, quasi un ritorno alla filosofia originaria della ‘partecipazione’, che non sembra destinata però ad accrescere la fiducia delle famiglie nella solidità della scuola riformata.