DIRITTO di CRONACA

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Dal Veneto alla Sardegna fino alla proposta di una commissione parlamentare, cresce il numero di assessori e parlamentari desiderosi di censurare i testi antiberlusconiani

Flavia Amabile La Stampa, 13.4.2011

Ormai sembra una tendenza, non un fenomeno da baraccone come qualcuno tenta di rilevare ogni volta che capitano episodi simili. Sempre più spesso, direi.

Era la fine di gennaio quando in Veneto due assessori della Lega decisero di proibire nelle scuole i libri di tutti gli autori che avevano firmato un appello a favore della liberazione di Cesare Battisti e quelli dello scrittore Roberto Saviano. 

Qualche giorno fa in Sardegna è capitato qualcosa di analogo alla scrittrice Savina Dolores Massa, come racconta Michela Murgia. 

Ne avevamo parlato proprio a gennaio quando le Persone Libro avevano scritto una Petizione per rivendicare il Diritto alla Lettura e organizzato una Marcia per i Libri.  La Marcia c'è stata, la Petizione ha centinaia di firme, verrà presentata ufficialmente a Roma il 28 aprile al Caffè Letterario di via Ostiense in una Maratona letteraria e di lì dovrebbe arrivare al Parlamento Europeo.

Nel frattempo l'Italia va avanti per la sua strada. Oltre alle censure locali, presto potrebbe arrivare anche una commissione d’inchiesta parlamentare sui libri scolastici anti-Berlusconi. E’ il Pdl a sollevare il problema con un progetto di legge depositato alla Camera un mese e mezzo fa, il 18 febbraio, e arrivato in commissione Cultura e assegnato alla commissione Cultura il 14 marzo. A firmarlo 19 deputati del Partito della Libertà guidati da Gabriella Carlucci a cui si stanno aggiungendo in questi giorni altri firmatari tra cui il capogruppo Pdl in commissione Cultura, Emerenzio Barbieri. Nel mirino i testi scolastici, specie quelli di storia, colpevoli di «gettare fango su Berlusconi». Gli esponenti di maggioranza si chiedono: «Può la scuola di Stato, quella che paghiamo con i nostri soldi, trasformarsi in una fabbrica di pensiero partigiano?»

Chiedono quindi una commissione d’inchiesta «sull’imparzialità dei libri di testo scolastici» che dovrà esaminare i testi, e metterne in evidenza quello che definiscono un «indottrinamento» per «plagiare» le giovani generazioni «a fini elettorali». A loro giudizio i testi danno una visione della storia, specie quella attuale, asservita al centrosinistra. Una situazione definita «vergognosa» e rispetto alla quale ritengono che il Parlamento «non può far finta di nulla». Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini è d'accordo: Risorgimento e Foibe, ad esempio, sono due argomenti su cui c'è poca obiettività, spiega. E considera la loro "una proposta da valutare".

I parlamentari citano alcuni dei testi incriminati. Non vogliono che di Rosi Bindi si parli come di una «combattiva europarlamentare» né che si dica che nel 1994 «con Berlusconi presidente del Consiglio, la democrazia italiana arriva a un passo dal disastro» come avviene in uno dei volumi considerati più antiberlusconiani, «Elementi di storia» di Camera e Fabbietti, edito da Zanichelli.

L’idea ha provocato forti critiche da parte dell’opposizione che ne chiede il ritiro. Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd chiede sì, una commissione d'inchiesta: «ma sulle capacità critiche di alcuni parlamentari». Un «atto grave e di tristissima memoria» che «mette all’indice alcuni testi e stigmatizza gli insegnanti che gli scelgono. È il segno di un clima allarmante; è una scelta improvvida della maggioranza», commenta Mariangela Bastico anche lei del Pd. E ne chiede al Pdl una marcia indietro come fa anche Stefano Pedica, senatore dell’Idv. «Cercare di incidere - sottolinea - sui testi scolastici al fine di favorire l'immagine del premier è una gravissima iniziativa, simili precedenti sono rintracciabili solo nei regimi totalitari dello scorso secolo. I libri di storia che circolano nelle nostre scuole, nonostante una riforma aberrante voluta dal ministro Gelmini, ancora raccontano la verità, fatti inconfutabili. Non può manipolare la cultura per volere del premier».