L'intervento Nuovi tagli e la legge del contrappasso Pasquale Almirante La Sicilia, 24.4.2011 Politologi ed esperti si sono interrogati alla ricerca dei motivi per cui Berlusconi si sia scagliato contro la scuola pubblica, i docenti e pure i libri di testo tacciandoli di sovversivismo comunista, ma senza riuscire a dare spiegazioni che non fossero le solite arditezze sociologiche. C'è voluta una trasmissione televisiva e il documento di economia e finanza (Def) mostrato alla ignara ministra Gelmini a svelare l'arcano e demolire tutte le analisi politologiche: la previsione di spesa, numeri alla mano, per la scuola passerà dall'attuale 4,2% del Pil al 3,7% nel 2015, pari a 13 miliardi. E come si fa a giustificare una riduzione tanto pesante a carico dell'istruzione che negli altri Stati è tenuta al centro dell'interesse? Semplice, con una sfuriata contro la scuola pubblica che inculca principi difformi al sentire delle famiglie, private fra l'altro del diritto alla libertà educativa per i propri figli a causa di leggi comuniste frutto del famigerato “68. Togliere quindi risorse alla istruzione pubblica più che un danno è un atto dovuto, una crociata santa anche per non continuare a foraggiare i professori che come è noto (lo ha detto il premier) sono un potere forte in mano alla sinistra e quindi contro di lui. Ma allora, dove si taglierebbe? Sicuramente negli organici e poi continuando a congelare stipendi e scatti di anzianità. E quale alternativa si prospetterebbe per l'istruzione? A questo punto tutto sembra essere più chiaro: attuare su scala nazionale il cosiddetto “modello Lombardia” che farebbe risparmiare allo Stato molto di più dei tagli promessi. Di che si tratta? Il governo darebbe un voucher, uguale per tutti, che si potrà spendere presso l'istituzione scolastica più gradita, sia pubblica e sia privata. Chi poi vorrà per i propri figli strutture e insegnamenti più particolari e esclusivi basta che integri l'assegno statale. E' facile capire che nel giro di pochi anni fra le scuole si creino disparità formative enormi, anche perchè gruppi di cittadini, di organizzazioni, di società ecc. possono costruirsi scuole cucite sulle loro esigenze, mentre i meno abbienti, non potendo integrare, dovranno accontentarsi di ciò che resta e nella fattispecie di quella scuola pubblica, chiave di volta del comunismo a detta di Berlusconi, ma che, ed è bene non scordarlo, fu la testa d'ariete dello statalismo fascista per togliere il monopolio dell'istruzione alla Chiesa cattolica. Sembra avverarsi dunque, se il progetto passa, una sorta di legge del contrappasso dal momento che è proprio questa nuova destra a riportare l'istruzione all'ordinamento prima di Gentile che architettò, come disse Mussolini, la più fascista delle riforme. Grottesco che sia proprio la sinistra a sostenere una impalcatura di destra che la destra però vuole diroccare: più contrappasso di cosi? |