Scuola, cinquemila precari In arrivo migliaia di ricorsi davanti alla magistratura del lavoro per ottenere il contratto a tempo indeterminato. E l'ufficio scolastico regionale manda raccomandate per negare il "posto fisso" di Bianca DeFazio, la Repubblica ed. di Napoli 4.4.2011 Lo tsunami degli insegnanti precari si riversa sui tribunali della Campania. Un’ondata di ricorsi senza precedenti. Se ne calcolano oltre 5 mila solo attraverso i sindacati della scuola più rappresentativi. I precari chiedono ai giudici del lavoro che venga applicata quella norma (prima europea, poi nazionale) secondo la quale dopo tre contratti a tempo determinato deve scattare l’assunzione vera e propria, quella che consegna al docente di turno la cattedra a tempo indeterminato. Più di una sentenza in Italia ha dato ragione ai precari (prima in Toscana, poi a Genova): e ora i ricorsi dilagano come un fiume in piena. Forti soprattutto della sentenza di Genova che chiede al ministero, in caso di mancata regolarizzazione dei precari, un risarcimento danni di parecchie migliaia di euro. E dato che in Campania gran parte dei precari (nelle graduatorie ce ne sono oltre 32 mila) ha i requisiti per il ricorso, gli uffici legali dei sindacati procedono a tambur battente per far valere le ragioni dei lavoratori. E mentre la Flc Cgil della nostra regione ne sta esaminando 2.300, la Uil scuola ne ha già inoltrati al tribunale oltre 200. «A gruppi di 50 o poco più», spiega Luigi Panacea, che aggiunge: «Tra docenti e personale tecnico amministrativo si sono rivolti a noi, per questo ricorso, in 1.800. Ma non è detto che la si spunti con l’assunzione a tempo indeterminato. A Perugia, ad esempio, dopo una sentenza di primo grado a favore dei precari, l’appello ha ribaltato il giudizio». Scettico Salvatore Margiotta, il numero uno dello Snals, il sindacato della scuola che sta per presentare, solo in Campania, 500 ricorsi in tal senso. «Piuttosto credo che abbiano possibilità di riuscita, perché già ci sono dei precedenti significativi, i mille ricorsi con i quali chiediamo l’equiparazione degli stipendi dei prof precari a quelli dei colleghi di ruolo. A parità di anzianità è giusto che ci sia parità di stipendio». A tarpare le ali alle speranze dei precari stanno giungendo, in queste ore, centinaia di lettere raccomandate inviate dagli uffici scolastici provinciali della Campania. Raccomandate che significano “precario sei e precario resti”. E che giungono in risposta alle impugnative del contratto presentate, per legge, entro il 23 gennaio. Impugnative con le quali gli insegnanti chiedevano che i loro rapporti di lavoro con il ministero dell’Istruzione cambiassero natura: da contratti a tempo determinato a contratti a tempo indeterminato, essendo stati in servizio continuativo per 3 anni. Gli uffici stanno rispondendo no, ed i precari vanno avanti rivolgendosi direttamente alla magistratura. Ma queste cause che tirano in ballo le normative europee sono, soprattutto, uno strumento di pressione sui ministeri della Gelmini e di Tremonti: perché allarghino i cordoni della borsa e varino un piano di stabilizzazioni dei precari che colmi almeno in parte il vuoto dei 100 mila posti vacanti in Italia, quelli che ogni anno vengono attribuiti a docenti ad orologeria. Si calcola che siano almeno 10 mila in Campania. «Ma qui da noi — spiega Giuseppe Vassallo, segretario regionale della Flc Cgil — le graduatorie sono piene ed i posti sono di gran numero inferiori a quelli delle regioni settentrionali. Il governo deve subito provvedere, insomma, a una riapertura delle graduatorie. E non bastano le 20 mila assunzioni (su tutto il territorio nazionale) inizialmente ipotizzate dal ministero». Ma farne in numero maggiore significherebbe far saltare i vincoli di spesa imposti da Tremonti. E mentre si tratta sulle assunzioni da varare entro fine agosto, la Campania si ritroverà, da settembre, con oltre 2.000 docenti in meno. La scure del ministero s’è abbattuta, stavolta, sugli organici della scuola elementare (—964 posti) e della scuola superiore (—1.081 posti). Ed a farne le spese saranno, ancora, i precari. |