“La scuola non può essere una chioccia amorevole”

di Vincenzo Pascuzzi, 19.8.2011

“La scuola non può essere una chioccia amorevole” scrive Denise Cecilia sul suo blog (1).

Il paragone scuola-chioccia è intrigante e indovinato, ma l’affermazione complessiva non può essere condivisa né generalizzata.

I paragoni sono spesso usati nei discorsi e negli scritti e possono risultare utili e aiutare ad esprimersi e a capire. Ma vanno usati con cautela e verifiche perché – oltre ad avere dei limiti – possono anche confondere, ingannare, portare fuori strada. E non sempre all’insaputa di chi li propone.

Denise Cecilia poi aggiunge al paragone una sua affermazione apodittica e soggettiva – “non può essere amorevole” – che cambia tutto, condiziona, rivolta e deforma le conclusioni. Perché mai la scuola non può essere amorevole? Chi lo vieta? Chi e cosa ci si perde? Forse non ci guadagniamo tutti se la scuola è amorevole?

Così se avessi un allevamento o un pollaio avrei interesse ad avere tutte chiocce amorevoli.

Ovviamente non è proibito, è lecito propendere e auspicare una scuola o una chioccia non-amorevole. Ma non si può spacciare questa scelta individuale come un dato oggettivo, o un punto di partenza valido, utile, ottimale e condivisibile da tutti o un obbiettivo da raggiungere.

I corsi di recupero? Finanziati a livelli assolutamente risibili, sostanzialmente non esistono se non come mero adempimento formale.

“I titoli scolastici non sono dovuti”: pienamente d’accordo. Non si tratta – almeno secondo me – di regalare sufficienze e diplomi ma di attribuire semplicemente i voti meritati.

 


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(1)

L’Ocse dice che bocciare non serve? Ed io boccio l’Ocse.

di  

 

Secondo uno studio del Programma di valutazione dei sistemi educativi (PISA) dell’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) andrebbe abolito il vecchio sistema di far ripetere l’anno scolastico: rafforza le diseguaglianze e pesa sui bilanci.

Come scrivevo qui su Liquida, a me pare, lapidariamente, una somma stronzata: si incolpa il sistema di antieconomicità nascondendo sotto il tappeto il fatto che persone poco o male istruite costituiranno per il futuro un fattore antieconomico molto più serio della gestione di più studenti ripetenti.

Mi si chiede cosa ritengo, nel concreto, che sia una stronzata.

Rispondo: L’idea che bocciare sia dannoso, semplicemente.

I corsi di recupero durante l’anno già esistono (laddove, e sappiamo che non sempre è così, la scuola funziona bene), e la pesantezza che i ripetenti (escludendo dal novero coloro che hanno problemi personali gravi) sperimentano dipende più dalla mentalità diffusa che nulla si debba pagare, e di nulla si debba render conto; che da un’oggettiva difficoltà insuperabile. Non interviene, insomma, alcun trauma per il ripetente…

… la scuola non può essere una chioccia amorevole: attenta e rispettosa delle persone, questo sì. L’educazione alla responsabilità passa anche da questo, dalla richiesta di un certo livello formativo. I titoli scolastici non sono dovuti (e se è vero che il l’impegno non nasce soltanto dalla bocciatura come deterrente, è altrettanto vero che non bocciare nessuno fa il gioco contrario alla meritocrazia).

 

 

(1) http://semedisalute.wordpress.com/2011/08/07/locse-dice-che-bocciare-non-serve-ed-io-boccio-locse/