INTERVISTA

"Meglio se il libro l'hanno scelto loro"

Mirella Serri La Stampa, 2.8.2011

ROMA
Professor Serianni, da linguista e docente universitario ritiene sia meglio lasciar correre o sollecitare ai compiti i più giovani nella pausa estiva?
«Meglio esortarli ad avere una certa continuità. L’esercizio della scrittura e l’allenamento allo studio si perdono facilmente, anche se si recupera a breve. Calamitare gli interessi e le passioni dei ragazzi in questo periodo di grandi distrazioni è comunque difficile».

I suoi consigli?
«Un espediente che funziona è la lettura di libri indicati dagli stessi allievi. Magari non ci convincono o non ci piacciono, ma non fa niente. Poi, a seconda dell’età e competenza, possono parafrasare, riassumere o fare una vera recensione. Un’utile palestra».

Questo per l’italiano. E per le materie scientifiche?
«Oggi sta scemando non solo la capacità di scrivere ma anche quella di leggere e capire. Ho provato a fare un test coi miei allievi alla Sapienza. Ho sottoposto loro l’editoriale di un quotidiano. Non tutti sanno comprenderne le implicazioni. Del resto è comprensibile. Se facciamo un paragone con il 1967-68, a quell’epoca frequentavano la scuola media circa 1.900.000 alunni, pari al 59% del totale degli studenti. L’incremento degli iscritti è stato fortissimo. E necessariamente si è abbassato il livello culturale dei ragazzi e in parte dell’insegnamento, anche se la scuola tutto sommato resiste. Per il ripasso delle materie scientifiche nei mesi delle vacanze suggerirei dunque di essere molto clementi».

Una dritta pratica?
«Per attirare i giovani serve un testo da cui partire. Assecondando i gusti degli studenti, farei indicare da loro qualche articolo di giornale di argomento tecnico o scientifico a cui sono interessati. Non insisterei sul ripasso delle nozioni, per evitare che questi compiti delle vacanze vengano percepiti come una tortura».