Abravanel: Occorre estendere subito da Tuttoscuola, 2.8.2011 Da Roger Abravanel, autore del volume Meritocrazia: Quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro paese più ricco e più giusto, arrivano oggi un rimpianto e un appello. Il rimpianto è quello di “non aver esteso i test Invalsi alla maturità” e l'appello è per il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini: “Cosa è necessario fare per evitare anche il prossimo anno lo scandalo dei 100 e lode, estendendo il test Invalsi alla maturità e successivamente creando il 'fondo per il merito' già approvato dalla legge per allocare borse di studio private e pubbliche ai migliori giovani italiani?” In effetti, il manager italiano sulle colonne del Corriere della Sera (Benvenuti al Sud (con cento e lode)) parte dalle indiscrezioni secondo le quali “al Sud i 100 e lode continuano ad essere il doppio che al Nord, la Calabria continua a battere ogni record con un liceo che ha venti 100 e lode mentre i migliori licei del Nord e del Centro ne hanno uno o due”. Secondo Abravanel, la maturità sarebbe “il momento chiave in cui queste misurazioni dovrebbero essere fatte (in Usa, il test principale creato 80 anni fa, il Sat, si fa solo alla maturità) perché serve a dare una misura obiettiva del merito per selezionare chi va alla università e indirizzarlo”. Ma purtroppo, “i 400 milioni in borse di studio amministrate dalle Regioni (non dal ministero, così prevede la normativa)” sono erogati solo formalmente sulla base del merito. In realtà, l'assegnazione delle borse di studio è regolata da due criteri: il “reddito dei genitori, che è falso nel caso di un italiano su due”, e i “risultati conseguiti, è basato sui voti che però sono anche essi, come visto (l'autore si riferisce alle performance sospette degli studenti meridionali e calabresi NdR), falsi, per cui queste borse di studio vanno a mediocri figli di evasori fiscali”. La ricetta per Abravanel può essere una sola, “un test standard alla fine delle superiori, se integrato con quello attuale introdotto al secondo anno, può dare una misura obiettiva della qualità dell'insegnamento in quel liceo o in quell'istituto tecnico. Non solo ma se esistesse il test e i 400 milioni di borse di studio andassero agli studenti migliori, avremmo anche una misura obiettiva della qualità delle università: le migliori sarebbero quelle dove vanno gli studenti migliori. E la riforma della università, che tenta di valutare a fatica gli atenei per distribuire i finanziamenti pubblici in senso meritocratico, ne riceverebbe un impulso determinante”. La riflessione dell'autore di Meritocrazia si conclude con una suggerimento ai genitori, che, secondo Abravanel, “prima di iscrivere i propri figli a settembre, dovrebbero richiedere i test Invalsi della scuola a cui intendono iscrivere i ragazzi e paragonarli a quelle di altre scuole e alla media della propria città. I dati oggi esistono, dovrebbero essere resi trasparenti e prima o poi avverrà, nell'attesa richiediamoli e nessuno può vietarci di conoscerli”. |