Classi superaffollate, in aula fino a 35 ragazzi Lo studente precario Più risparmi e più sprechi. Vale per la Gelmini il vecchio paradosso del mulattiere di Casal Pusterlengo che, per incrementare i guadagni, limitava i costi della paglia. la Repubblica 4.9.2010 Alla fine le uscite divennero zero ma senza paglia l'asino morì. Dunque la mulattiera Gelmini toglie la paglia agli studenti, ne intruppa trenta per classe con punte di trentacinque/trentasette a Roma, a Viterbo, a Pavia, a Mantova, a Reggio Calabria... La nostra ministra mulattiera elimina gli insegnanti precari ma trasforma in precari gli allievi, li rende paurosi come i vecchi. Degrada infatti i laboratori in pollai, abbatte il trend del capitale cognitivo, diminuisce la quantità e la qualità del sapere. Insomma, ammazza l'asino.
Andate a guardare i dati della nostra inchiesta e capirete il rumore
sordo che si leva dalla scuola prima ancora che cominci. C'è un
malessere distribuito nei vari provveditorati del sud e del nord, i
presidi si sentono accerchiati, c'è qualcosa di più e di peggio
rispetto alla ritualità e se volete al conformismo della ciclica
protesta. La legge italiana pone il limite di 27 allievi, ma per ragione di sicurezza: 27 ad aula dunque più che a classe. E si tratta, come tutti sanno, di ambienti spesso degradati per vetustà, uso, affollamento, scarsi investimenti sulla manutenzione, sulla pulizia e sull'igiene. In realtà quel numero-limite non dovrebbe mai essere raggiunto anche per ragioni didattiche generali. Non c'è infatti bisogno di spiegare che più basso è il numero dei ragazzi e più alta è la resa, più felice, più brioso e più produttivo è l'asino di Casal Pusterlengo. E non stiamo parlando dei sostegni ai dislessici e ai ragazzi problematici né dell'attenzione che sempre più meriterebbe la presenza dei molti stranieri, ma della didattica complessiva, vale a dire della formazione della classe dirigente italiana, del capitale umano di una nazione. Come si vede non è, come vuol far credere la Gelmini, un problema di politica scolastica, dove ad un modello umanistico, fondato sulla filosofia e sull'italiano, se ne contrappone uno aziendalistico fondato sulla matematica e sull'inglese. Il punto è che nessun modello può sopravvivere all'assenza di insegnanti. La verità è che la scuola è diventata una spesa improduttiva e la cultura ragionieristica del governo sta rivelando tutta la sua miopia. Altro che scontro tra sinistra e destra, tra sessantottardi e postmoderni. Qui siamo al dominio della mulattiera di Casal Pusterlengo. E diciamo la verità: c'è qualcosa di misterioso in questa Gelmini aventiniana che rifiuta di incontrare i precari, non vuole parlare con gli insegnanti perché «fanno politica», non capisce di essere lo strumento di una filosofia ottusa, usa toni di battaglia e dà la colpa ai governi precedenti, è in guerra con i professori, con i presidi, con le famiglie e con i nostri figli, assume atteggiamenti spavaldi e guasconi a differenza dello stesso Tremonti che si muove con mille circospezioni, cerca aperture e alleanze anche a sinistra, prova a conquistarsi il rispetto perché sa di fare cose pesanti. La Gelmini invece mantiene sempre quell'aria leggera e decisa, non cerca mai un accordo, non pensa di dovere stemperare nel tempo la durezza della manovra-riforma, non chiama a raccolta ma a al contrario allontana ed espelle. Ecco, spiace dirlo, ma senza la ragionevolezza, nella scuola italiana che sta per cominciare, si rischiano la violenza, i manganelli, le auto rovesciate, in una parola sola l'ingovernabilità. La ministra sta aizzando la scuola. Ha messo al primo posto i numeri e ora i numeri abbaiano contro di lei. |