Scuola, 'Avvenire' attacca: Roma - (Adnkronos) - Il quotidiano dei vescovi contro i simboli leghisti: ''Tra i banchi solo segni che appartengono a tutti''. Prestigiacomo al 'Giornale': ''Nuova giunta siciliana operazione vergognosa'' IGN-ADNkronos, 22.9.2010 Roma, 22 set. - (Adnkronos) - Un attacco di 'Avvenire' nei confronti del sindaco di Adro e della sua iniziativa di apporre simboli leghisti all'interno e all'esterno della scuola dedicata a Gianfranco Miglio. "E' del tutto evidente che ad Adro il sindaco leghista ha fatto, o lasciato fare, un grave errore. - scrive Marco Tarquinio, direttore del quotidiano nella pagina delle lettere- Servire una comunità significa prima di tutto non servirsi di essa. Mai, in nessun modo. Mai, nel nome di qualsivoglia appartenenza". "In una scuola o in un ospedale o in pubblico ufficio gli unici 'segni' ammissibili e, infatti ammessi, prima ancora che da norme e regolamenti, dal sentire profondo e diffuso della gente, - continua Tarquinio - sono quelli che richiamano la nostra storia comune, la nostra bella cultura civile e religiosa, il nostro essere partecipi di una realtà e di una vicenda collettiva che in ogni angolo della Penisola chiamiamo 'Italia' e, con incomprensibile originalità, stiamo imparando a pensare come 'Europa'". "Anche sulle nostre pagine abbiamo già cominciato a ragionare, guardando al sempre piu' prossimo 2011, sul 150° anniversario dell'unità statuale del nostro Paese - prosegue il direttore dell'Avvenire - Ma l'Italia c'era già prima, con la richezza delle sue diversità, la complessità delle sue storie distinte eppure mai davvero distanti, la molteplicità delle sue risorse e dei suoi problemi. Lo sappiamo: abbiamo un po' fatto crescere e un po' dilapidato le une e non abbiamo risolto gli altri. Anzi abbiamo aggiunto ulteriori problemi a quelli che già c'erano". "E lo vediamo - conclude Tarquinio - anche dagli errori addirittura incisi sui banchi e in ogni dove della scuola di Adro. Compiuti non dai bambini che stanno ancora imparando, ma da persone mature, tenute alla diligenza e alla misura dei buoni e giusti padri di famiglia nell'usare dei beni di tutti e nel 'fare' il bene comune". |