IL CASO “maestra GRASSA”. La dirigente dell’istituto si difende

«Mi ha frainteso Lei ha rifiutato la cattedra»

«Professionalmente mi ha fatto un’ottima impressione.
Le ho solo raccomandato, con garbo, di curare il decoro a scuola»

C.Z. Il Giornale di Vicenza, 15.9.2010

«Quanto dichiarato dall’insegnante non corrisponde al vero. Chi mi conosce, conosce anche lo stile di garbo e di rispetto che ho con le persone. Sono dispiaciuta che sia stato travisato quello che è stato detto». 

Superato lo choc provocatole dalla lettura dell’articolo del nostro giornale in cui un’insegnante precaria l’accusava di averle negato la supplenza perché troppo grassa, la dirigente scolastica tirata in ballo dalla maestra smentisce tutto e contesta la ricostruzione dei fatti fornita dalla trentaseienne Domenica Di Biase. 

La direttrice, responsabile di un’istituto comprensivo del Bassanese, dichiara di aver letto con molta sorpresa le affermazioni di quest’insegnante. Nega di averle fatto osservazioni sul suo peso e dà la sua versione del colloquio avvenuto in presidenza sabato scorso.

«Premetto - ricorda la dirigente - che la maestra non è stata convocata dalla scuola, ma che è venuta di sua iniziativa a consultare la nostra graduatoria d’istituto. Ha parlato con il mio assistente, che le ha fatto vedere la lista, e poi ha chiesto di incontrarmi».

La preside avrebbe quindi fatto accomodare nel suo ufficio la docente, per un colloquio informale.

«Io nemmeno la conoscevo; le ho fatto alcune domande sul suo curriculum - continua la dirigente - e devo dire che professionalmente mi ha fatto un’ottima impressione. Le ho solo fatto intendere, in maniera assolutamente garbata e molto velata, che sarebbe stato meglio, per il decoro, curare l’aspetto e il modo di vestire nel caso si fosse dovuta presentare agli alunni... ma in senso generale». 

«Non le ho consigliato di dimagrire e non ho usato certi termini» ribadisce la donna, assicurando di aver semplicemente lasciato capire alla maestra l’opportunità di non apparire trascurati a scuola. 
«Non era certo mia intenzione farla star male - aggiunge poi -: il mio obiettivo, al contrario, è far star bene tutte le persone che lavorano all’interno dei nostri plessi».

La preside garantisce inoltre che alla Di Biase il lavoro di supplente era stato comunque offerto e che già lunedì mattina (e quindi prima che il caso balzasse agli onori della cronaca) la docente era stata chiamata per coprire dei posti vacanti. 

«È stata lei a rifiutare - assicura - dicendo di aver già trovato impiego in altre scuole».

Inesatto risulterebbe poi anche quanto riferito dalla maestra in merito al giudizio espresso dalla preside - di origini meridionali come la sua accusatrice - sui veneti, tratteggiati come persone poco disposte ad accettare le «imperfezioni fisiche».

«Pensi che io ho sposato un veneto» conclude, tentando di mettere un punto alla questione. Un caso nato, a suo avviso, da un travisamento e da una interpretazione sbagliata di parole dette, non dette, forse solo lasciate intuire, nell’ambito di una chiacchierata informale.