Trentino: finalmente il reclutamento da Scuola e Web, 12.9.2010 L’assessore all’istruzione Marta Dalmaso ha annunciato la rivoluzione delle graduatorie riguardo al reclutamento dei docenti, in pratica, la soppressione delle stesse. L’assessore sostiene che il meccanismo delle graduatorie risulta ingestibile, perché i ricorsi favorevoli ai docenti presentati al Tar regionale avrebbero messo in pericolo l’avvio dell’anno scolastico. Meglio pensare a un sistema più efficace in grado tutelare il mondo della scuola. L’annuncio è positivo per numerose ragioni. Gli uffici scolastici provinciali sono ormai influenzati da sindacalisti di ogni sigla che hanno accesso ai terminali dell’amministrazione, spesso ne sono stati cooptati negli organici, non svolgono più il loro fisiologico potere di controllo, ma determinano le scelte amministrative e gestionali degli uffici che dovrebbero lavorare in assoluta autonomia, nell’interesse generale e non di gruppi di lavoratori con copertura sindacale. Nonostante i sindacati continuino a ripetere lo slogan dei diritti dei docenti, in realtà sono proprio i docenti a subire gli effetti nefasti delle graduatorie, costretti a un precariato infinito e a continui contenziosi. Ma è chiaro che questo sistema non garantisce soprattutto l’utenza che vede i propri docenti ruotare privi di alcuna stabilità, con competenze non sottoposte ad alcun controllo. Questo sistema inefficiente e inefficace conviene soprattutto ai sindacalisti esonerati, con doppio stipendio, che dal precariato e dal contenzioso traggono la propria forza, a discapito della qualità di un’istituzione ormai al tracollo. Spiace che il Ministro non abbia saputo affrontare i veri nodi del collasso scolastico, finendo per imperizia col licenziare i docenti in fondo alle graduatorie, spesso i migliori e i più motivati. Via allora a nuove regole, a un reclutamento efficace, lineare e senza scossoni. Nessuno vuole la chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici, in particolare noi dirigenti scolastici. La chiamata diretta da parte dei dirigenti non esiste in nessun Paese occidentale, si presterebbe a clientelismo, in particolare nel Meridione, ma soprattutto un dirigente non può avere le competenze necessarie al reclutamento. Il compito di reclutare il nuovo personale può invece essere affidato al Comitato di Valutazione affiancato da esperti interni della disciplina e alla Giunta esecutiva, valorizzando questi Organi Collegiali, attualmente pletorici e irresponsabili. Ciò significa che il docente verrà valutato in base alle sue capacità e competenze professionali, al suo bagaglio culturale, all’esperienza di insegnamento maturata sul campo, chiamato a osservare le direttive stabilite dalle singole scuole e responsabilizzato in merito ai risultati conseguiti.
Le graduatorie che tanto hanno fatto tremare la scuola trentina in
questa estate bollente, tra ricorsi al Tar e decreti lampo,
potrebbero avere vita breve. Come conferma l’assessore Marta Dalmaso: Come abbiamo visto, ci sono dei meccanismi farraginosi che vanno rivisti. Ora apriremo un confronto - conclude l’assessore - e cercheremo di capire come aggiornare i criteri e maturare magari altre modalità per il reclutamento dei docenti che siano più efficaci per il mondo della scuola». Insomma, si profila una sorta di rivoluzione. Naturalmente non sarà facile ricondurre i sindacati italiani lontano dal potere gestionale che hanno ottenuto, nonostante il distacco reale dalla gran massa dei lavoratori. La questione della FIAT di Melfi è emblematica: tre operai scioperano creando ostruzionismo e bloccando una pista magnetica indispensabile alla produzione. Sono licenziati. Un giudice del lavoro li reintegra. Il Presidente Napolitano li sostiene. Ne emerge un quadro inquietante che vede la Magistratura del lavoro sempre schierata contro l’amministrazione (a Palermo abbiamo visto sentenze incredibili, come quella che voleva costringere i presidi ad assumere i centralinisti ciechi o quella che faceva diventare per sentenza i bidelli sprovvisti di titolo assistenti tecnici). Sconcertante anche come il Presidente si sia mobilitato in 24 ore a difesa di tre operai che avevano interrotto il ciclo produttivo dell’azienda e non abbia speso una parola per 426 presidi siciliani licenziati (il 14 ottobre devono rifare l’esame già sostenuto con successo nel 2006), né per gli 88.204 giovani professori precari licenziati negli ultimi quattro anni dal MIUR. Certo la FIAT, ove riscontri di non poter governare il processo produttivo, può sempre de localizzare la propria produzione in Serbia. Ma noi che facciamo? Delocalizziamo gli istituti tecnici in Romania, dove il sindacato non vive di conflitto continuo? Il problema infatti è proprio questo: ha senso che l’amministrazione scolastica dia esoneri pagati a un sindacato come la CGIL che dell’interruzione della produzione ha fatto il proprio credo? Come la FIOM ritiene giusto interrompere continuamente la catena di montaggio, così la FLC ritiene normale mandare gli studenti a casa per fare presunte assemblee in orario di lavoro, indire scioperi e trascinarsi gli sprovveduti studenti in piazza considerato che i lavoratori non hanno più fiducia nel sindacato, insomma, interrompere di continuo la produzione a scuola.
Per non parlare della stranezza di permettere ai COBAS di interrompere
gli scrutini attraverso lo sciopero di un solo docente che
masochisticamente non possiamo sostituire impedendo ad altri 100 di
assicurare le valutazioni. Insomma, si può dare a un solo docente
del consiglio di classe il diritto di bloccare gli scrutini e non
rispettare il diritto degli altri dodici docenti di effettuare i
lavori: e questa sarebbe democrazia. Nonostante la legge parli
chiaramente di limitare le prerogative sindacali ai soli sindacati
rappresentativi, cioè ai cinque sindacati che rappresentano almeno
il 5% dei lavoratori sindacalizzati, si autorizzano anche tutte le
54 sigle sindacali presenti nel mondo scolastico a “interrompere la
produzione”, creando una interruzione della continuità didattica che
nessun Paese serio accetta per il proprio sistema scolastico. In
presenza di una realtà sindacale che da tempo pensa che sia un
proprio diritto danneggiare l’istituzione dalla quale percepisce lo
stipendio, c’è poco da sperare. |