IL CASO

Scuola in bolletta, il conto da pagare
arriva alle famiglie

Una protesta di studenti dell'alberghiero Colombatto

Maria Teresa Martinengo La Stampa, 14.9.2010

Lo stato non dà risorse e le scuole, per sopravvivere, chiedono contributi più alti alle famiglie, tali da metterle in difficoltà. Anche centinaia di euro». La denuncia dell’assessore all’Istruzione della Provincia, Umberto D’Ottavio, è stata presentata ieri alla conferenza stampa sulla mobilitazione del Pd contro i tagli e per presentare il programma di governo sull’istruzione partita con l’avvio delle lezioni.

A patire in particolare i tagli alle risorse trasferite dallo stato alle scuole per il funzionamento risultano gli istituti professionali, con utenza economicamente debole, ma con alte spese per i laboratori. «L’istituto Plana non ce la faceva più - dice il preside reggente Franco Francavilla - e quest’anno ha dovuto aumentare del 40% i contributi, portandoli a 110 euro per i meccanici e a 140 per gli odontotecnici. Alla nostra utenza pesano parecchio». Un aumento consistente ha dovuto vararlo anche l’alberghiero Colombatto.

«Abbiamo portato da 135 a 180 euro il contributo di laboratorio», dice il vice preside Carlo Di Iacovo. «Da sempre, poi, i nostri studenti devono attrezzarsi con le divise di cucina e di sala: arrivare a spendere 400 euro è abbastanza facile». Come avevano raccontato alcuni studenti in un video, le pentole si vanno svuotando. «Abbiamo scelto di acquistare meno, mantenendo alta la qualità con prodotti di filiera corta». Gli studenti, dopo le esercitazioni, non fanno più degustazioni, ma «assaggi».

Allo Zerboni, il vice preside Luigi Caporale conferma «un contributo di 120 euro ormai fermo da tempo. Da noi cresce il numero delle famiglie che faticano a pagare...». Il ragionamento lo prosegue Tommaso De Luca, preside dell’Avogadro (65 euro per le classi iniziali, 150 per le altre): «In questi anni ho visto crescere in modo esponenziale il numero delle famiglie che chiedono di rateizzare o di essere esentate dal pagamento. Così - dato che i nostri laboratori hanno bisogno comunque di manutenzione e materiali, e i fondi statali sono azzerati o ridotti a poco - alla fine carichiamo su chi può pagare». Ma a volte anche poco è comunque troppo. Come all’elementare Gabelli, in Barriera. «Nel 2009 abbiamo chiesto 13 euro di contributo - racconta la dirigente Nunzia Del Vento - ma solo il 50% delle famiglie lo ha dato tra le proteste. Così l’abbiamo eliminato. E faremo quel che potremo».