Inizia la scuola ... nel caos generale

 L’OCSE boccia il sistema scolastico italiano: siamo i penultimi tra i paesi industrializzati del mondo che crede e investe nella scuola.

  di Graziana Iurato, da Orizzonte scuola 17.9.2010

Anche quest’anno il lento vagone della scuola italiana è partito, gravato da enormi difficoltà e inconcepibili disservizi.

Tante sono state le proteste: dei docenti precari vittime di questo licenziamento massivo che risponde solo ad una logica di tagli, dei presidi costretti a gestire due scuole contemporaneamente, dei genitori inconsapevoli di quante volte il figlio mangerà in mensa o di quante dovrà tornare a casa perché senza supplente, degli studenti costretti a “formarsi” in classi da 34 unità, dei genitori di alunni disabili che vedono negato il diritto allo studio ai propri figli, solo perché nati diversi.

Sono state fatte le convocazioni per assegnare quei pochi posti che le regioni riescono a finanziare, una percentuale troppo bassa che non copre il bisogno reale delle province, pertanto i primi giorni di scuola iniziano nel caos, una confusione generale che non si era mai registrata prima d’ora.

È il risultato dell'ordine impartito dal governo al ministro Mariastella Gelmini: 8 miliardi di euro tagliati alla scuola in tre anni, si devono ridurre non solo insegnanti, bidelli e personale di segreteria, ma anche il numero degli edifici sul territorio, infatti si rileva che il quindici per cento delle scuole italiane sono vuote, chiuse, il doppio, invece, sono gli edifici da ristrutturare: 12.723. Giorgio Rembado, presidente dell'Associazione nazionale presidi, ricorda: "Nel 2009 la Protezione civile aveva calcolato 20 miliardi di euro per la messa in sicurezza di tutti gli edifici, oggi il ministero non ha speso nulla”, e gli edifici a rischio crollo sono più della metà.

A completare il quadro catastrofico che identifica la vera entità della nostra scuola, ci ha pensato l'Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, la quale ha appena rilevato che il nostro paese non investe affatto nell'istruzione: siamo penultimi davanti alla Slovacchia per spesa scolastica (il 4,5% del Pil), ultimi per la quota di spesa pubblica destinata alla scuola (il 9%).

Continuo a chiedermi se il nostro governo è davvero consapevole del fatto che un paese che non investe nella scuola e nella formazione è destinato al crollo culturale, sociale e di conseguenza economico.

Osservando i fatti di questi ultimi mesi, si intuisce che non c’è coscienza di una scuola pubblica che funga da sistema portante per una società civile e da supporto alle famiglie. Investire e tutelare la qualità dell’offerta formativa è sinonimo di crescita e sviluppo, parole che da tempo il nostro paese ignora.

Quelli elencati sono solo alcuni dei numerosi dati negativi che identificano la “qualità” del nostro sistema scolastico, di contro sentiamo le infondate dichiarazioni del ministro che parla di “riforma epocale” e di una “scuola rinnovata e competitiva”, credo che questo sistema del dire “va tutto bene, la crisi è finita, i problemi del paese sono superati”, stia ormai per cedere!

Se gli italiani hanno ancora una testa che riesce a pensare da sé, senza farsi incantare da falsi politicanti e ingannevoli promesse, forse si potrà recuperare, anche davanti agli occhi del mondo, quell’identità liberale per cui molti in passato hanno perso la vita e riscattare quella coscienza dei diritti del cittadino che abbiamo smarrito.