Gelmini, Abravanel e il diavolo
nascosto anche nei dettagli

di Vincenzo Pascuzzi, 20.9.2010

L’ing. Roger Abravanel – attualmente consulente del Ministro Gelmini – ha ritenuto di dire la sua dando alcune indicazioni ai genitori in occasione dell’avvio dell’a.s. 2010-2011. L’ha fatto dalle colonne del Corriere della Sera, con un suo articolo, il 3 settembre scorso (1). L’articolo ha già avuto alcune autorevoli repliche (2) (3) (4), mentre critiche sull’efficacia del metodo dei test erano state ribadite proprio qualche giorno prima (5). Quelle citate sono osservazioni generali o strategiche, esaustive e fondate; quasi inutile ripeterle o cercare di integrarle. Occupiamoci di alcuni aspetti tecnici e operativi che costituiscono i dettagli nei quali meglio si nasconde il “maligno”,  peraltro già ben individuato.

Ecco per intero il brano dell’articolo di Abravanel oggetto delle critiche:

“Cosa deve preoccupare davvero i genitori italiani alla riapertura dell’anno scolastico?

Una sola cosa: la qualità degli insegnanti, l’unica variabile che determina il  rendimento degli studenti, come provato da innumerevoli ricerche sulle migliori scuole del mondo. Non la dimensione delle classi. Non le ore di insegnamento. Non quanto si spende nella scuola. Quello che conta è la qualità degli insegnanti [I]. Da noi quelli bravissimi sono tanti, come numerosi sono quelli scarsi.  Ma una famiglia può capire se un insegnante è bravo e no solo quando l'anno scolastico già avanti ed  è troppo tardi per rimediare. Un genitore potrebbe sapere molto di più sulla qualità della scuola  se i risultati dei test aggregati venissero resi noti prima del momento dell’iscrizione[II]. Solo così una mamma italiana [e il padre?!] potrà capire che forse la scuola media un po’ più lontana da casa [III] è migliore perché i suoi studenti hanno ottimi risultati in italiano e  matematica [IV].

Trasparenza sui risultati per fare sorgere la meritocrazia [V]: di questo devono pretendere [VI] i genitori italiani ora che riaprono le scuole.”

Oltre alla segnalazione dell’omissione veniale del padre, queste sono le mie altre osservazioni, con riferimento alla numerazione tra parentesi quadre:

[I] – Ho citato repliche autorevoli. Aggiungo un esempio sotto forma di domande: può un cuoco bravo o bravissimo (uno chef, magari di fama) sopperire o compensare la scarsità – o addirittura l’assenza - degli ingredienti o la loro modesta qualità? Oppure, può lo stesso cuoco o chef cucinare di più, e in tempi ridotti, della capacità consentita dai fornelli, dai fuochi che ha a disposizione? Le risposte sono scontate e ovvie.

[II] – Qui bisogna considerare i tempi dei test (mitici, oggettivi, apocalittici e tutto quello che si vuole …) rispetto alle date di iscrizione. Adesso l’iscrizione avviene a gennaio o febbraio mentre i test si fanno o farebbero a giugno. L’ipotetica famiglia dovrebbe scegliere in base ai test dell’anno prima o degli anni precedenti. Poi, tra trasferimenti e pensionamenti, dobbiamo considerare un 20% circa di ricambio medio annuo del corpo docente. In soli tre anni (la durata della scuola media) metà dei docenti potrebbero cambiare. E poi, individuata la scuola, quale sezione scegliere? Ammettendo (ma personalmente lo escudo) che il sistema dei test risulti valido e sia applicato a tappeto, non sarebbe ragionevole che le scuole – in base ai risultati dei test (mitici, ecc.) – distribuissero annualmente i prof “bravi”, “più bravi” o “meno bravi” in modo uniforme nelle varie sezioni?

[III] – Già! La distanza da casa! È essenziale e bisogna pur considerarla. E se gli aspiranti alunni che abitano nel c.d. bacino d’utenza saturano la scuola di qualità? E in un paese dove c’è solo una scuola media, si va nel paese vicino? Idem fra quartieri di una città. Così aumenta il traffico, e poi chi porta e riporta i ragazzi? Si possono immaginare situazioni assurde.

[IV] – Test solo in italiano e matematica? E le altre materie non contano? Chessò, disegno e musica per chi volesse fare il geometra, l’artista o il musicista?

[V] – La meritocrazia come deus ex machina , tutta subito e dappertutto? Qualcuno sta correndo troppo e da solo. Perciò prima definiamola – e insieme – questa benedetta meritocrazia; se non si fa è solo parola vuota, diversivo per beoti, specchietto per le allodole, carota raccontata o al più disegnata, ombra di lepre meccanica.

[VI] – Pretendere da chi? Dai prof che già fanno il possibile e, a volte, anche l’impossibile? Dai precari licenziati? Dai presidi che sono in numero inferiore delle scuole? Ne mancano 1.500 di presidi e alcuni sono stati comandati in più scuole (uno addirittura fino a 12 plessi!). Oppure dal Miur che sta tagliando, tagliando e tagliando? Dalla ministra Gelmini che non osa visitare una scuola?

Per concludere – Abravanel o no – allo stato attuale, l’operazione “merito” è solo un’operazione mediatica e pubblicitaria con scopi diversivi e affabulatori. Fumo senza arrosto. Niente altro.

Roma, 20 settembre 2010

 

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(1)   Cosa serve davvero agli studenti. Puntare sulla qualità dell'insegnamento

(2)  ABRAVANEL: “PRIMA DI TUTTO LA QUALITÀ DEI DOCENTI”. GIUSTO, MA...

(3)  Ma chi sono i prof più bravi?

(4)  Fichi secchi e tagli

(5)  La lotteria (e la follia) dei test