Università, studi rimborsati ai 110 e lode:
alla Camera la legge per i più bravi

Alessandra Migliozzi Il Messaggero, 11.10.2010

ROMA (11 ottobre) - Quella che si apre sarà una settimana cruciale per la riforma dell’università italiana. Giovedì prossimo è in calendario alla Camera dei deputati il ddl Gelmini e la sfida del governo è portare al più presto a casa l’ok definitivo, anche a costo di sconfinare, per l’analisi e la votazione del testo, nella sessione di bilancio che parte il 15 di ottobre, venerdì. L’assenso generale all’operazione da parte del presidente della Camera Gianfranco Fini c’è. Ma solo dopo la “capigruppo” che ci sarà con ogni probabilità domani si capirà quali saranno le sorti del disegno di legge che premia gli studenti da 110 e lode consentendogli di non restituire i buoni studio richiesti.

La scorsa settimana il ministro Gelmini ha convocato Pdl, Lega, Futuro e Libertà e ha cercato l’accordo per dare una corsia preferenziale al testo. Per ora sembra che il dialogo all’interno della maggioranza tenga.

I finiani hanno ottenuto alcune modifiche in sede di commissione e porteranno in aula la richiesta di ripristinare gli scatti stipendiali su base meritocratica. Provvedimento che riguarda professori e ricercatori (scatti cancellati dalla manovra estiva di Tremonti). Pure la Lega non fa i capricci. Sul testo l’accordo sembra essere generale, anche se il clima politico degli ultimi mesi impone il condizionale. È certo, invece, che a mettersi di traverso, pur con i suoi numeri risicati, sarà il Pd. Giorni fa il presidente dei deputati democratici Dario Franceschini aveva detto “sì” alla discussione del disegno di legge durante la sessione di bilancio, ma a condizione che fossero incorporate nel testo alcune richieste dell’opposizione che ruotavano soprattutto attorno alla certezza delle risorse e al loro incremento per i prossimi anni. Ognuna di queste, però «è stata puntualmente bocciata - ricorda Franceschini -, dunque non esistono le condizioni per l’opposizione di collaborare».

Intanto il ministro Gelmini rilancia a difesa del suo ddl e ricorda: «Ogni norma è perfettibile, ma questa riforma è importante e urgente per il paese, è un’occasione per il rilancio del sistema universitario che non va sprecata. Anche chi lavora dentro gli atenei lo sa e anche da parte dei rettori arrivano sollecitazioni per l’approvazione». L’obiettivo di governo è portarla a casa definitivamente (compreso il sì finale del Senato) entro la fine dell’anno. In caso di elezioni anticipate, peraltro, questo sarebbe un altro punto a favore dell’esecutivo e del partito del ministro, il Pdl.

Intanto il testo è stato nuovamente ritoccato in commissione, con emendamenti che in alcuni casi hanno solo precisato passaggi poco chiari, in altri hanno aggiunto pezzi sostanziali alla riforma. La relatrice Paola Frassinetti, ad esempio, ha introdotto l’emendamento salva-ricercatori che mette sul piatto 9.000 posti da associato tra il 2011 e il 2016, con un finanziamento ad hoc. Finanziamento che, però, al momento non ci sarebbe. Domani arriverà in commissione Bilancio alla Camera la relazione tecnica del governo e si capirà a quel punto se il ministro Tremonti ha dato il via libera ai soldi per i concorsi. «Ministero dell’Istruzione e dell’Economia stanno lavorando ad una soluzione», assicurano da Viale Trastevere. Ma nel testo c’è anche dell’altro.

La riforma prevedeva all’inizio che i rettori potessero rimanere in carica per un massimo di otto anni suddivisi in due mandati da quattro. Ora, dopo un ritocco alla Camera, è prevista una sola elezione non rinnovabile di sei anni. Quanto al controllo sui capi di Ateneo, il Senato ha stabilito la possibilità per i senatori accademici di sfiduciare il rettore. La Camera, con un emendamento della Lega, ha salvato questa novità, ma ha ridotto la maggioranza necessaria per farlo: dai tre quarti ai due terzi. Fa discutere, poi, un emendamento di Maurizio Lupi (Pdl) che trasferisce dal Demanio alle Università i beni immobili che queste già utilizzano, il tutto con operazioni esentasse. «Ma spesso - lamentano dal Pd - gli Atenei non sono in grado di gestire questi beni, non hanno nemmeno i soldi per ristrutturarli». Insomma, si tratterebbe di uno scaricabarile, secondo l’opposizione, «che non fa che appesantire gli oneri per le università».

Buone notizie, invece, per gli studenti meritevoli: chi ha preso il massimo in sede di laurea dopo un percorso regolare non dovrà restituire i buoni studio, una forma di prestiti d’onore ottenuti nell’ambito del fondo per il merito introdotto dalla riforma. I migliori, insomma, potranno studiare gratis. E per i campioni olimpici e paralimpici la medaglia vale crediti formativi. Spunta anche un Comitato nazionale dei garanti per la ricerca per promuovere la «qualità» e «assicurare il buon funzionamento delle procedure di valutazione». Quanto ai nuovi ricercatori a tempo determinato si precisa, ora, che i loro contratti costituiranno titolo preferenziale «per l’accesso alle pubbliche amministrazioni». Se ne era sempre parlato ma ora la novità è stata messa nero su bianco. Intanto nelle Università la protesta va avanti e molte associazioni studentesche chiedono il ritiro del provvedimento. Stamattina e domani gli universitari della Sapienza hanno annunciato lezioni in piazza a Montecitorio per contestare il testo Gelmini. Mentre molti corsi restano bloccati per la protesta dei ricercatori che non vogliono salire in cattedra nonostante le modifiche apportate.