"Ci dispiace, non c’è il sostegno"
Bambino disabile mandato a casa

Due genitori denunciano la scuola elementare dove loro figlio ha cominciato a frequentare la prima classe. Al bimbo spettano 30 ore di sostegno ma finora ne ha ricevute solo 23. La direttrice: "Facciamo il possibile".

di Gabriella Ziani Il Piccolo di Trieste, 4.10.2010

TRIESTE. Una goccia nel mare ma un trauma per chi se la ritrova in testa. Due genitori stanno per denunciare la scuola elementare dove il loro bambino ha cominciato a frequentare la prima classe. Ha un handicap grave essendo affetto da una malattia genetica. Gli spettano 30 ore di sostegno, e anche l’accompagnamento socio-assistenziale. Ne ha ricevute 23 e in quelle scoperte la maestra, in accordo con la direttrice scolastica, rimanda il bambino a casa nonostante le ferme proteste della famiglia.

In una comunicazione scritta Maria Cavalagli, la dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo Italo Svevo, in cui ricade la elementare Lovisato frequentata dal bambino, conferma ai genitori: «L’istituto ha ricevuto 50 ore in meno di sostegno di quanto strettamente necessario». «I genitori dovrebbero andare dalla Procura dei minori - esclama Giuseppe Ughi, sindacato Snals -, perché una recente sentenza della Corte costituzionale ha stabilito che il ”sostegno” a scuola è un diritto costituzionale, inalienabile, e il ministro Gelmini ha emanato una direttiva in questo senso».

Proprio l’altro giorno questa vicenda triste e sgradevole ha avuto un primo positivo esito. Alla scuola è arrivata comunicazione dall’Ufficio scolastico regionale che 12 ore aggiuntive le saranno assegnate. «Ma naturalmente non c’è solo quell’unico bimbo - precisa la direttrice -, i diritti vanno distribuiti, ne abbiamo 6 con handicap grave su 11».

La famiglia ha fatto appello anche al Comune, affinché sia rinforzato il servizio di socio-assistenza che, ove necessario, affianca il sostegno didattico. «Tutte le ore necessarie le abbiamo coperte - afferma con estrema decisione l’assessore Carlo Grilli -, per questa situazione cercheremo di fare ancora di più, ma sia ben chiaro: è un problema della scuola, di un sistema che non riesce a coprire le ore corrispondenti al bisogno. È inaccettabile, non possiamo sopperire alla didattica con servizi di assistenza, colmiamo sì le ore, ma con una scatola vuota per il diritto all’istruzione del bambino: i nostri operatori si fanno davvero in otto, ma il problema è a monte».

A monte c’è la situazione complessiva. A Trieste ci sono 443 studenti disabili certificati dalle elementari alle superiori su 23.443 allievi in totale. Nella scuola elementare sono 166 su 8039 alunni. Per elementari e medie il Comune presta aiuto assistenziale con la cooperativa Duemilauno per 300 bimbi e ragazzini. «C’è un aumento esponenziale - racconta Grilli -, lo scorso anno 49 in più (e solo 9 in uscita), quest’anno 30 in più (ma con circa 15 uscite)».

Il ministero aveva destinato a Trieste 155 insegnanti di sostegno in totale. In base alle richieste delle scuole ne sono stati aggiunti 60, dunque il totale è di 115. Ma il monte-ore di cattedra singolo alla settimana (24) viene spezzato fra più bambini, a seconda del sostegno che serve, per cui ogni insegnante segue uno, due o più bimbi assieme. Irraggiungibile venerdì l’Ufficio scolastico, per sapere se le 50 ore mancanti alla scuola Lovisati sono uno sfortunato caso, o se in città esiste una carenza diffusa. I sindacati non sono in possesso del dato.

Resta la famiglia sfortunata e arrabbiata. «Abbiamo anche due figlie più grandi portatrici sane dello stesso male - dice il padre, M. I. -, e combattiamo da sempre tante difficili battaglie». I genitori (mamma insegnante nella stessa scuola anche per il diritto di stare vicino al figlio) dicono che il bimbo potrebbe stare in classe anche senza il sostegno, la direttrice oppone «questioni di incolumità» perché l’allievo, «bello e intelligentissimo», è anche irrequieto. Per la madre questa è una scusa senza riscontro di verità: «Quando ho affrontato la direttrice mi ha detto che faccio la lagna e mi ha sbattuto la porta in faccia». «Siamo in assestamento - conclude Cavalaglia -, i primi giorni, e tutta la situazione, sono di una complessità inverosimile». Intanto parte una denuncia ai carabinieri.