L'intervento

lA SCUOLA è UN'AZIENDA

 Pasquale Almirante La Sicilia, 17.10.2010

La notizia che sta mettendo a rumore il mondo della scuola è stata lanciata dalla stampa economica secondo la quale la ministra Gelmini, ma sarebbe Tremonti il solfureo artefice, starebbe studiando la possibilità di trasformare le scuole in Spa cui affidare la proprietà degli edifici nonché la competenza per manutenzione e sicurezza, l'assegnazione dei servizi di mensa, assistenza agli studenti e l'aggiornamento dei professori. Lo Stato risparmierebbe, si dice dalla stanze del Tesoro, se pagasse una sorta di affitto a queste società, nelle quali potrebbero entrare anche banche e enti pubblici che provvederebbero a tutti i bisogni, compresi gli arredi, contrassegnati magari da griffe pubblicitarie per ricavarne altri denari, ed ottenendo pure l'elargizione dei famosi fondi Cipe per l'edilizia.

Si tratterebbe dunque di concentrare tutti i rivoli finanziari nell'unico lago formato da una Società per azioni che in cambio della proprietà dei beni pubblici si assumerebbe tutti gli oneri per tenere come gingilli gli attuali martoriati e cadenti plessi scolastici nazionali. Con ogni probabilità un ulteriore passo in vista di quel Consiglio di amministrazione che, secondo quanto previsto dalla riforma della scuola, dovrebbe sostituire il Consiglio di istituto, benché già, come è prevedibile, sia i sindacati e sia la presidenza dell'Unione delle province hanno messo le mani avanti, giudicando l'idea ministeriale quantomeno stravagante, visto pure che le province gestiscono «3.226 istituti scolastici di scuola secondaria (licei, istituti tecnici e professionali) ripartiti in 5.179 edifici composti da 120.000 classi che accolgono complessivamente circa 2.700.000 alunni», senza però mettere nel conto i plessi a carico dei Comuni che sono quasi altrettanto. Ed è proprio qui il problema: una marea di potenziale profitto che però è costantemente in affanno, a causa forse delle lentezze della burocrazia e della inefficienza delle istituzioni che stanno lesinando pure il gesso e la carta igienica. Trasferendo tutto ai privati lo Stato si scrollerebbe molto più di una spina e non perderebbe la faccia se invece del preside fosse la Spa a chiedere integrazioni alle tasse scolastiche a carico dell'utenza: d'altra parte una società non si costituisce mai per fare beneficenza e se lo Stato boccheggia essa respira a pieni polmoni.