La scuola nel gioco delle tre tavolette
di Pierfranco Pellizzetti Il Fatto Quotidiano, 26.11.2010
“Non vogliono le riforme”. Così le Tv Mediaset continuano a
presentarci l’insurrezione di studenti e docenti contro il
pasticciaccio brutto chiamato “riforma Gelmini”, dal nome della
ministra proponente: l’inespressiva Maria Stella bresciana che
mantiene rapporti conflittuali con la sintassi e l’arte
dell’argomentazione (sempre a rischio di esserne stritolata, come
Laocoonte coi serpenti). Che fu notata e beneficiata di improbabili
incarichi solo perché qualcuno ritenne sexy variare – una volta
tanto – il menù, passando dal tipo lap-dance a quello ancillare, la
servetta venuta giù dalla campagna coi capelli in crocchia e il
vestitino da catechismo.
Ma più che la modestia tendente all’inesistenza del personaggio,
chiamato a dare la faccia su una questione prioritaria quale
l’educazione, ciò che atterrisce è il mastodontico caravanserraglio
di depistaggi allestito alla bisogna. Tanto che il tavolo su cui si
gioca la partita risulta trasformato in quello su cui
imbroglioncelli di mezza tacca sfilavano un po’ di denaro, ai
malcapitati finiti sotto le loro grinfie, con il gioco truffaldino
delle “tre tavolette”. In cui quanto ci viene mostrato non è mai la
verità.
“È una battaglia per la meritocrazia applicata alla scuola”, ci
viene detto. Intanto le borse di studio (strumento primario di
valorizzazione del merito) per il 2011 vengono tagliate del 90 per
cento (25 milioni di Euro, contro i 240 dell’anno precedente). Con
la promessa del loro ulteriore dimezzamento l’anno successivo.
Un caso tra i mille del dilagare dell’uso politico della menzogna.
Magari inventandosi schieramenti nemici inesistenti, al solo scopo
di screditare quelli reali a proprio uso e consumo. Sempre per
quanto riguarda le attuali rivolte universitarie, ci vorrebbero far
credere che la protesta di studenti precarizzati già prima di
entrare nel mondo del lavoro e ricercatori che campano con quattro
soldi farebbe il gioco di quei baroni cattedratici che sono gli
unici a non opporsi, perché non toccati nei loro interessi di casta.
E le tavolette continuano a girare vorticosamente… Le manipolava da
par suo il ministro Maurizio Sacconi, già craxiano e laico ma ora
cristiano devoto, quando pontificava che ridurre le garanzie al
lavoro esistente era necessario per creare nuova occupazione. Altro
imbroglio: i lavoratori sono sui tetti e sulle gru, gli aspiranti
tali continuano ad andare a spasso. Persino un impedito/infoiato
come l’attuale titolare della Cultura Sandro Bondi, sorta di lunare
Gollum sovrappeso, vorrebbe cimentarsi nel non nobile gioco della
turlupinatura. Per cui tenta di giustificare con ragioni umanitarie
le regalie a mezzo pubblico denaro fatte ai congiunti della
matriarca di Novi Ligure con cui aspirerebbe a flirtare.
Le stesse ragioni umanitarie a presa per i fondelli messe in campo a
proposito delle Ruby di Silvio Berlusconi o le stangone parmensi su
cui si arrampicava il puffo Brunetta.
Insomma, lo fanno per il nostro bene. Un po’ come l’arraffa arraffa
leghista chiamato “federalismo fiscale” o la sconfitta della
malavita organizzata dello sceriffo Maroni, che tutte le volte
cattura personalmente il penultimo latitante e te lo racconta allo
stesso modo con cui reclamizzava i prodotti cosmetici della Avon.
Qualche volta – così, per cambiare – le tre tavolette vengono
sostituite da un altro gioco: quello di far sparire qualcosa.
Abrakadabra disse il premier alla spazzatura napoletana. Poi si è
visto che l’incantesimo dura solo qualche giorno.
C’è da chiedersi la ragione di questo sistematico illusionismo di
bassa lega. Forse perché questa classe politica ha una cultura da
sagra di paese e ha modellato il proprio stile su quello
dell’imbonitore di sciroppi miracolosi (il padre delle cosiddette
tecniche di marketing promopubblicitario). Ma anche perché
maldestramente americanizzata.
Almeno il George Bush jr. che ci ha raccontato la panzana delle armi
di distruzione di massa mandando l’Occidente a ramengo in Iraq e
Afghanistan, aveva dietro le teorie dello stracinico Leo Strauss, il
filosofo tedesco spregiatore della democrazia, propugnatore delle
sedicenti “nobili menzogne”: il popolo deve essere ingannato da
governanti-filosofi custodi sacerdotali della Verità (e lo
sventurato Bush jr. – un po’ “il Trota” di suo padre – gli ha dato
retta pensando così di essere furbissimo). Invece qui da noi è tutto
all’insegna dello strapaese. Ma uno strapaese che sta devastando il
Paese con il sistematico esproprio di verità. Con questo farci
vivere in un permanente teatrino dei burattini da quattro soldi.
Quasi è meglio il vecchio malvissuto di manzoniana memoria Emilio
Fede quando in un soprassalto di sincerità, scagliandosi in diretta
televisiva contro gli studenti in lotta, tradisce il suo vero
pensiero (e quello del suo padrone): “menateli”.
PS. Il
precedente post mi ha confermato che sottolineare la cafoneria
della gens berlusconiana produce nella medesima effetti imbufalenti
più della denuncia di illegalità e mascalzonate varie.