Nel 2009 le aziende hanno cercato 235 mila Ragazze e scuola, addio alle professionali
Calano le iscrizioni, si preferisce il liceo.
Lorenzo Salvia Il Corriere della Sera, 20.11.2010 MODENA - Sono da sempre considerate scuole di serie B, un ripiego per chi non si può permettere il Liceo (con la elle maiuscola). E sono da sempre viste come una «roba da maschi», fabbriche per sfornare uomini di fatica, con la tuta macchiata d'olio, la chiave inglese in tasca e magari pure lo sguardo truce. Un errore e una tendenza che negli ultimi anni sta diventando più marcata, allontanando ancora di più il nostro Paese dal resto d'Europa. Perché è anche agli istituti tecnici e professionali che deve guardare l'Italia se vuole uscire dalla crisi. Solo quest'anno le nostre aziende hanno cercato 235 mila diplomati tra tecnici e professionali. Ne hanno trovati poco più della metà (125 mila) perché quella è la quota massima sfornata dalle nostre scuole. Questo vuol dire che in tempo di cassa integrazione e precariato, più di 100 mila ragazzi avrebbero potuto trovare un lavoro. Anzi, l'avrebbero trovato se avessero scelto un istituto tecnico o professionale al posto della trafila classica (liceo + università), a volte presa più per convenzione che per convinzione.
I dati presentati a Modena da Confindustria
più che riflettere fanno arrabbiare. Ma dopo il diploma cosa succede? I giovani faticano a trovare un lavoro, le aziende faticano a trovare manodopera. E a complicare l'incrocio di domanda e offerta è anche quello che Gianfelice Rocca - vicepresidente di Confindustria e responsabile del settore education - considera un «luogo comune e cioè che la cultura tecnica sia una cosa da maschi». Confindustria vuole invertire questa tendenza. E per farlo comincia dal cosiddetto Club dei 15, le province dove le imprese manifatturiere contano di più, da Bergamo a Pordenone, da Biella a Reggio Emilia, quella più a Sud è Ancona. Il club, guidato da Alberto Ribolla, ha stretto da tempo una collaborazione con gli istituti tecnici delle zone coinvolte. E d'ora in avanti questa collaborazione punterà proprio al reclutamento in rosa. Oltre che alla diffusione delle migliori pratiche didattiche. Perché come ha ricordato la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, una «buona scuola e una buona università sono fondamentali per la crescita del Paese». E anche dei ragazzi che ieri protestavano davanti al cinema Raffaello di Modena, sede del convegno, aspettando il ministro Mariastella Gelmini che alla fine è rimasta a Roma. |