università

Camera, passa la riforma Gelmini S
contro sulle manganellate agli studenti

Il testo ottiene 307 sì e 252 no. Il ministro: "Le contestazioni? Colpa della demagogia dell'opposizione". Berlusconi: "Colpo mortale a parentopoli". Polemica sugli incidenti. Bersani: "Il governo ha perso la testa". Vendola: "Clima cileno". Maroni: "Le forze dell'ordine hanno agito con responsabilità". Duello sui tempi al Senato

 la Repubblica 30.11.2010

ROMA - Mentre fuori dalla Camera vanno in scena le proteste degli studenti, con annesso corollario di manganellate e lanci di oggetti, dentro l’Aula di Montecitorio il governo prima soffre e poi riesce ad approvare la contestatissima riforma dell’università firmata dal ministro Maria Stella Gelmini (con 307 sì e 252 no). Lo fa mentre Silvio Berlusconi liquida sprezzatemente la protesta degli studenti, Umberto Bossi dice di capirla "almeno in parte" e maggioranza e opposizione litigano sulla responsabilità degli scontri di piazza. Con Vendola che evoca un clima "cileno", con La Russa che accusa l'opposizione "di strumentalizzare" la piazza e con il ministro Maroni che si difende: "Il cordone della polizia per blindare Montecitorio era indispensabile. Volevate che entrassero in transatlantico?".

Dopo il voto favorevole, la Gelmini ostenta soddisfazione: "L'approvazione della riforma è un fatto importante, una tra le più importanti della legislatura. Spiace averlo dovuto fare in un clima di tensione sociale". Per il ministro la colpa è "della incapacità del Pd e dell'opposizione di affrontare i problemi dell'università con senso di responsabilità ma solo con con la lente della demagogia o dell'ideologia".

Polemiche sugli scontri. "Mi pare che nella stragrande maggioranza studenti e ricercatori si sono mossi in modo pacifico. Ha impressionato la città militarizzata, mai vista Roma così, e se si è arrivati a questa tensione è per irresponsabilità del governo che ha perso la testa e la presa sui problemi del paese". Così il leader Pd Pier Luigi Bersani attacca il governo, convinto che "non saranno in grado di portare a termine questa riforma nella sua applicazione". Per Bersani il fatto che il governo abbia detto che chi manifesta sta con i 'baroni' "è stato intollerabile e offensivo, e ha suscitato indignazione e ribellione. Stanno perdendo un po' la testa...". Dal governo, però, i toni sono diversi. "Non è pensabile è solidarizzare, come ha fatto la sinistra dai banchi parlamentari con gli atteggiamenti violenti che si sono registrati all'interno delle manifestazioni" attacca il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.

E anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini se la prende con "gli estremisti che hanno bloccato Roma e causato gravi incidenti". Costoro, continua Fini, "non hanno reso un buon servizio alla stragrande maggioranza di studenti scesi in piazza con motivazioni non totalmente condivisibili, ma certamente animate da una positiva volontà di partecipazione e di miglioramento delle condizioni della nostra università". Durissima la reazione di Nichi Vendola, presidente di Sinistra ecologia libertà, sulla gestione dell'ordine pubblico da parte del ministro dell'Interno, Roberto Maroni: "Roma è stata assediata da una vera e propria tenaglia militare, che ricorda altre epoche e altre capitali: Roma blindata e sequestrata come Santiago del Cile ai tempi di Pinochet". Maroni, però, respinge le critiche: "Io ho il compito di gestire l'ordine pubblico e evitare incidenti e l'assalto ai luoghi sacri della democrazia, come avvenuto la scorsa settimana in Senato. E mi pare che tutto sta avvenendo con grande responsabilità delle forze dell'ordine che hanno subito violenza e stanno gestendo una situazione molto complicata". Ma anche i centristi, con Pier Ferdinando Casini, invitano alla cautela: "Chi protesta pacificamente non può Nessere liquidato con marchio del terrorista o dell'infame perchè questo non vuol dire avere equilibrio".

Stop sugli emendamenti.  I finiani ancora una volta mettono in evidenza la loro 'insostituibilita per la tenuta parlamentare del governo. Il primo stop per l’esecutivo arriva su un emendamento di Fli  sugli assegni di ricerca. Lo firma Fabio Granata e prevede che la norma non possa portare “oneri aggiuntivi” anziché “nuovi o maggiori oneri”. “Nulla di grave – replica la relatrice Paola Frassinetti – era solo un emendamento tecnico”.Poco dopo il copione si ripete. Con il governo che va sotto su tre emendamenti identici di Fli, Api e Pd che prevedono la soppressione della "clausola di salvaguardia". Sparisce così la norma che prevedeva una sorta di "commissariamento" per il Ministero dell'Istruzione da parte del ministero dell'Economia nel caso in cui si fossero verificati o fossero in procinto di verificarsi scostamenti rispetto alle previsioni di spesa.

Berlusconi: "Andate a studiare" "Gli studenti veri stanno a casa a studiare, quelli in giro a protestare sono dei centri sociali e sono fuori corso". Berlusconi liquida così la protesta degli studenti. Dipingendoli come una minoranza di facinorosi quelli che da giorni non lesinano energie per bloccare la contestata riforma. Parole a cui il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani replica sibillinamente: "Non riapriamo il tema di chi è fuori corso perchè creerebbe nella maggioranza più imbarazzi di quelli provocati da Wikileaks". Il premier, però, difende la riforma. "Favorisce gli studenti, i professori e più in generale tutto il mondo accademico e dunque deve passare se vogliamo finalmente ammodernare l'università - continua il premier - meglio di così non si poteva  fare". Poi, dopo il voto, dirà: "Altro obiettivo raggiunto, la riforma è un colpo mortale a parentopoli. Siamo il governo del fare"

Norme anti-parentopoli. Passa, con il voto di maggioranza e opposizione (Idv esclusa), la cosiddetta norma "anti-parentopoli". Saranno esclusi dalla chiamata candidati che siano parenti e affini "fino al quarto grado compreso, un professore appartenente al dipartimento o alla struttura che effettua la chiamata; o con il rettore, il direttore generale o con un consigliere di amministrazione dell'ateneo".

Scatti. Approvato l'emendamento, proposto da Fli, che ripristina gli scatti meritocratici per professori e ricercatori meritevoli. Un testo che "autorizza la spesa di 18 milioni di euro per l'anno 2011 e di 50 milioni per gli anni 2012 e 2013".

Assunzione professori. Via libera all'emendamento, oggetto di scontro tra Fli e governo, che prevede l'assunzione di 1500 associati all'anno per gli anni 2011, 2012, 2013. Protestano le opposizioni sostenendo che si tratta di una "presa in giro" in quanto le risorse che coprono la norma in questione sono contenute nel ddl stabilità ancora all'esame del Senato in seconda lettura.

L'altolà del Pd sui tempi. "Schifani vorrebbe arrivare all'approvazione definitiva del ddl  al Senato prima del 13 dicembre. Noi abbiamo risposto chiaramente che, in questo caso, salterebbe ogni accordo sui tempi per l'approvazione del ddl di stabilità. Ricordo che in Commissione sul ddl di stabilità il Pd ha presentato solo 19 emendamenti su 300". Il presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro, al termine della Conferenza dei capigruppo del Senato, avverte la maggioranza. Sapendo che una calendarizzazione accelerata sul ddl università sarebbe possibile solo con l'unanimità dei gruppi.  La conferenza dei capigruppo ha rinviato ogni decisione a giovedì mattina. Ma il ministro Gelmini avverte: "Se vi sarà la volontà politica da parte della maggioranza, ci sono i tempi per approvare la riforma dell'Università prima del 14 dicembre".