Pensiamo al dopo Gelmini:
la scuola e gli “orfani di giorno”

di Vincenzo Pascuzzi 25.11.2010

Di certo, lei si è impegnata, ha cercato, ha fatto il possibile per immedesimarsi nella parte di ministro dell’Istruzione. Purtroppo – per lei e per la scuola – non c’è riuscita: esperienza e professionalità non si improvvisano e mal convivono in situazione di famosi e massicci tagli. Lo stiamo vedendo in questi giorni di agonia del governo e di proteste degli studenti. Ma il fallimento era già scritto due anni fa nello sciopero e nella manifestazione del 30 ottobre 2008. Già allora il buon senso consigliava le dimissioni o almeno un cambio di rotta e un approccio diverso e non brutale (alla Brenno) verso i problemi e gli interlocutori. Non fece né una cosa né l’altra, forse costretta e impedita, e ora la situazione è ben più disastrosa e compromessa. È stata caricata anche di responsabilità non sue in particolare quelle di Tremonti e Brunetta ed indicata esplicitamente come il “ministro dell'Istruzione più odiato nella storia dell'Italia repubblicana” e quello “più contestato del governo di Berlusconi”. Per questo non può partecipare a manifestazioni e incontri se non protetti e blindati per non essere contestata. Comunque vada, non dovrebbe restare al Miur ancora per molto. Voci ipotizzano futuri incarichi importanti nell’organigramma del suo partito.

In questi giorni, i media hanno riportato notizia di “scuole aperte per ferie a Natale” perché “I giorni di vacanza sono troppi, i genitori lavorano tutti e la baby sitter costa troppo”. Sta emergendo la situazione di ragazzi e bambini con entrambi i genitori al lavoro tutto il giorno: possiamo indicarli come “orfani di giorno”. Se ne sono finalmente accorti i giornali, non il Miur impegnato nei tagli e altre simili amenità e nemmeno il governo. Abbiamo pure un ministro del “welfare” ma nessuno lo ha avvisato!

Nel suo saggio “Orgoglio di classe”, già nel 2008, Margherita Oggero parla della situazione emblematica di Christian, bambino sette o otto anni affidato o abbandonato a se stesso dopo la scuola e fino al ritorno dei genitori. Christian è forse l’antesignano, il pioniere in letteratura degli “orfani di giorno” (*).

Lo Stato e il governo ignorano completamente o quasi la situazione delle famiglie sole e con figli in età scolare. Se i genitori lavorano solo un po’ lontano da casa possono risultare entrambi assenti dalla famiglia anche per 11 è più ore al giorno! E non tutti possono permettersi baby sitter o tate. È questo un problema di civiltà sociale sostanzialmente ignorato lasciato a soluzioni individuali, diversificate e costose.

La struttura e l’organizzazione della famiglia è cambiata a detrimento dei suoi componenti. Risale al 1923 l’orario giornaliero di 8 ore (e quello settimanale di 48) e destinato essenzialmente agli uomini. Allora pochissime erano le donne che lavoravano, la maggior parte aveva prole numerosa e presidiava la casa e la famiglia. Numerosi anche gli zii e le zie e c’era un vicinato più solidale. Meno mobilità e tempi di percorrenza casa-lavoro per gli uomini.

Senza esprimere né giudizi né rimpianti, la situazione per alcune famiglie può essere quella sopra accennata della famiglia di Christian. Perciò sarebbe auspicabile sia che la scuola potesse, almeno in parte, supplire e fare da complemento alla famiglia attuale, sia che venisse posto in discussione l’orario giornaliero di 8 ore pur in presenza della crisi e della concorrenza asiatica. Ne guadagneremmo certamente a livello di bilancio (costi-benefici) nazionale non limitandoci cioè alla miopia del bilancio ministeriale.

 

(*) Christian e il tempo pieno [orfano di giorno]