Nuove funzioni Sidi di Lara La Gatta La Tecnica della Scuola, 8.11.2010 Dal 2 novembre è possibile produrre il decreto di ricostruzione della carriera per il personale del Comparto scuola docente, educativo ed Ata passato di ruolo o di qualifica dall’a.s. 2007/2008. Sono infatti disponibili nell’Area Sidi “Gestione Giuridica” le nuove funzioni per le ricostruzioni per il suddetto personale; oltre a questi, le nuove funzionalità sono state estese anche alla trattazione del personale immesso o passato di ruolo dall’a.s. 1997/1998. Con la nota prot. n. 4203 del 2.11.2010 il Miur illustra, inoltre, alcune variazioni della normativa.
Relativamente all’applicazione dell’art. 7 del CCNL/2005 e
dell’art.2 della Sequenza contrattuale 25-7-2008 al personale Ata
beneficiario della prima posizione economica, i decreti di carriera,
prodotti con le nuove funzioni dell’area Gestione Giuridica,
riporteranno i benefici in oggetto a partire dalla data di
attribuzione che risulta nel Fascicolo Personale Sidi, secondo gli
importi stabiliti dagli accordi. In sintesi la ripartizione corrente delle procedure di ricostruzione della carriera tra le diverse aree è la seguente:
. La ricerca “Terra e Sviluppo. Decalogo della Terra 2010”, realizzata con la collaborazione scientifica del Cresme, il Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l'Edilizia e il Territorio, è stata presentata in conferenza stampa a Roma, presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio, lo scorso 13 ottobre 2010 ed ha evidenziato un Paese con forti criticità e con regioni particolarmente esposte come l’Emilia Romagna, la Campania e la Lombardia. Ma neanche nel resto d’Italia la situazione è migliore: secondo lo studio infatti sarebbero circa 6 milioni le persone che abitano nei 29.500 chilometri quadrati del nostro territorio considerato ad elevato rischio idrogeologico, ovvero dove eventi naturali straordinari potrebbero determinare effetti nefasti per cose e persone. Inoltre, nel nostro Paese 1 milione e 260 mila edifici sono a rischio di frane e alluvioni; tra questi i 6 mila edifici scolasticipubblici e privati dislocati su tutta la penisola nelle aree ad elevata criticità idrogeologica, con ben 1.858 scuole nel nord-est, contro i 1.366 del nord-ovest, i 1.652 del sud, i 1.121 del centro e i 124 delle isole. Della popolazione a rischio, il 19%, ovvero oltre un milione di persone, vivono in Campania, 825 mila in Emilia Romagna e oltre mezzo milione in ognuna delle tre grandi regioni del Nord, Piemonte, Lombardia e Veneto. È in queste regioni, insieme alla Toscana, dove persone e cose sono maggiormente esposte a pericoli, per l’elevata densità abitativa e per l’ampiezza dei territori che registrano situazioni di rischio.
Secondo le stime del Centro Studi del Cng, dal dopoguerra ad oggi sono stati spesi circa 200 miliardi di euro per contenere il dissesto idrogeologico e dei terremoti; cifre per lo più destinate ad interventi successivi alle calamità naturali, piuttosto che per attività e lavori preventivi. È inoltre stimabile a circa 52 miliardi il valore dei danni causati da eventi franosi e alluvionali relativamente allo stesso periodo, con una media di circa 800 milioni all’anno. Il fabbisogno finanziario per mettere in sicurezza idrogeologica l’intero territorio nazionale ammonterebbe, secondo le stime del Ministero dell’Ambiente, in 40 miliardi, dei quali il 68% riguarderebbe interventi relativi alle 12 regioni del Centro Nord e il 32% le 8 regioni del Mezzogiorno. In assenza di calamità naturali e sulla base degli attuali livelli di spesa sarebbero necessario ben 33 anni. L’attenzione maggiore verso la questione della sicurezza del territorio, con oltre il 4% del totale delle spese in conto capitale, si riscontra in Umbria, Veneto, Basilicata e Sardegna, mentre il fanalino di coda è il Lazio che ha destinato solo lo 0,6%. |