Finanziamenti private, il monito dei vescovi: di A.G. La Tecnica della Scuola, 19.11.2010 A parlare è il segretario generale, monsignor Mariano Crociata: non cita gli aumenti previsti dal maxiemendamento correttivo, ma ricorda i vantaggi economici che ha Stato nel far frequentare un milione e mezzo di alunni negli istituti non statali. E poi indica la via da percorrere: effettiva parità, finanziamento alla scuola, buono scuola e detrazioni fiscali. Parlano anche le associazioni cattoliche: il budget 2011 comunque ridotto del 2%. Anche la Conferenza episcopale italiana entra, a ‘gamba tesa’ sul finanziamento degli istituti privati. Lo fa nei giorni successivi alla divulgazione della notizia di portare, attraverso il maxi emendamento correttivo alla Commissione Bilancio della Camera alla Finanziaria 2010, il budget annuale destinato agli istituti paritari da 130 a 245 milioni di euro. Solo che non rilascia parole di soddisfazione. Anzi, non fa alcun riferimento all’incremento cospicuo. Da parte dei vescovi giunge una sorta di diktat: ‘quei soldi non si toccano’, sembrano dire con tono perentorio. A chiedere di non decurtare il "modestissimo contributo dello Stato alla scuola paritaria" è stato il segretario generale, monsignor Mariano Crociata. "Sul piano del finanziamento pubblico delle scuole paritarie – ha detto in un discorso pronunciato in occasione della presentazione del XII rapporto sulla scuola cattolica organizzata dal Centro studi scuola cattolica a Roma - se è vero che la legge n. 62/2000 ha accolto alcuni principi giuridici di particolare rilevanza per l'attuazione dei diritti della persona, va anche osservato che essa ha previsto sovvenzioni irrilevanti per i costi di gestione. Tali sovvenzioni, in leggera crescita dal 1996 al 2002, appaiono da tempo in costante diminuzione: ciò fa sì che in Italia la libertà di educazione continui a essere priva di un riconoscimento effettivo". Poi, ancora una volta, la Cei punta il dito sui risparmi derivanti dal servizio scolastico della scuola non statale. Crociata sottolinea che "in Italia la presenza delle scuole paritarie fa risparmiare ogni anno allo Stato cinque miliardi e mezzo di euro a fronte di un contributo dell'amministrazione pubblica di poco più di cinquecento milioni". A fronte di questi dati inequivocabili, il concetto è chiaro: allo Stato non converrebbe affatto provvedere in proprio all'istruzione di quel milione e più di alunni che beneficiano dell'offerta educativa delle paritarie. "Chi potrebbe ritenere ragionevole – sottolinea il monsignore - un'ulteriore decurtazione del modestissimo contributo dello Stato alla scuola paritaria? E' del tutto evidente, infatti, che esso andrebbe contro gli interessi dello Stato stesso". Per il segretario generale della Cei, dunque, "finanziamento alla scuola, buono scuola e detrazioni fiscali costituiscono nel breve termine strategie ugualmente adottabili dalla legislazione statale per garantire, attraverso un'adeguata modulazione, le risorse necessarie alle scuole paritarie". La parole di Crociata fanno seguito a quelle delle associazioni di categoria dei giorni scorsi. Soprattutto dell’Agesc, l’Associazione genitori scuole cattoliche, che attraverso il presidente, Maria Grazia Colombo, ha voluto sottolineare, con una nota, che anche dopo l’emendamento alla Finanziaria i tagli ai fondi per le scuole paritarie "restano, ma scendono ad una percentuale pari al 2%, circa 10 milioni di euro". Colombo ha quindi auspicato una "revisione o il completamento della legge 62 del 2000 che garantisca definitivamente la parità". Per poi sottolineare che "le scuole paritarie sono ancora in attesa di una grossa fetta dei finanziamenti per il 2010 e questo fatto sta mettendo in gravi difficoltà economiche molti istituti, soprattutto le scuole dell`infanzia: chiedo perciò che questi fondi vengano erogati al più presto per evitare pesanti situazioni di indebitamento e rischi di chiusura che, oltre che le famiglie e gli insegnanti di queste scuole, colpirebbero anche le casse dello Stato". |