Pensionamenti forzati: Centinaia di docenti che hanno maturato i 40 anni di contribuzione, indipendentemente dell'età anagrafica, continuano ad essere convocati dai dirigenti scolastici per firmare la risoluzione del contratto, il che significa che con il 1° settembre saranno messi di ufficio in pensione...(da La Sicilia) di M.C. da Aetnascuola.it, 8.3.2010 Ovviamente, molti di loro, senz'altro meritevoli, preparati culturalmente e didatticamente, vorrebbero rimanere in servizio per qualche anno ancora. Purtroppo, fino adesso, malgrado le tante pressioni esterne, gli interventi dei loro stessi dirigenti scolastici, che, in molti casi, non vorrebbero privarsi di validi professori, tutto è stato vano. Rumoreggiano anche gli stessi loro ragazzi che con questi docenti hanno instaurato un proficuo dialogo, migliorando il loro apprendimento. Ma lo Stato, vuole mandarli a casa. E' senz'altro giusto che un docente il quale ha raggiunto il 65° anno di età e 40 anni di contribuzione vada in pensione, per dare spazio ai giovani, ma il professore sessantenne , indipendentemente dai 40 anni di contribuzione, potrebbe continuare l'attività didattica per almeno un altro biennio. Ma, a infastidire questi docenti che dovranno andare via, è il diverso trattamento rispetto a quello dei dirigenti scolastici, che, a loro dire, malgrado abbiano maturato i 65 anni di età ed i 40 anni di contribuzione, ottengono con facilità dal Miur il trattenimento in servizio per un biennio, cioè fino a 67 anni. Anzi vi sono presidi che, ottenuti i due anni di proroga, ne vorrebbero altri due. E qualcuno ci riesce persino, come un dirigente che presta servizio attualmente nella direzione scolastica regionale, che è in proroga secondo quanto stabilito dal Miur. Insomma, i professori, il personale Ata, appartengono a un'altra categoria dello Stato, catalogabile come personale di "serie C", mentre i dirigenti scolastici, sessantacinquenni , malgrado abbiano superato i 40 anni di contribuzione, sarebbero la categoria da "serie A", dal momento che potranno rimanere in attività fino a 67 anni. In uno Stato di diritto la legge dovrebbe essere uguale per tutti: concorsi hanno affrontato i professori, come i presidi, per cui il biennio di proroga dovrebbe essere concesso a tutti o a nessuno. |