In 40 scuole troppi stranieri
Contropartita: gli alunni arrivati in Italia in
corso d’anno di Ilaria Carra da la Repubblica di Milano, 2.3.2010 La scuola multietnica. Aver frequentato almeno gli ultimi due anni in una scuola italiana. È il requisito indispensabile perché un alunno straniero possa essere ammesso comunque in un istituto milanese, anche se il numero degli immigrati iscritti supera il tetto del 30 per cento deciso dal ministro Gelmini. Scadute tre giorni fa le iscrizioni al prossimo anno scolastico per elementari e medie, l’Ufficio scolastico ha convocato ieri la cinquantina di presidi degli istituti più multietnici di Milano e provincia, che finora hanno accettato tutte le iscrizioni ma hanno sforato la soglia. Si tratta dell’applicazione lombarda, in sostanza, della circolare ministeriale con cui, l’8 gennaio scorso, s’introduceva i limiti per gli stranieri voluti dal governo. Una sorta di «sanatoria» che funziona così: i presidi che si ritroveranno con oltre il 30 per cento di iscritti stranieri in una prima, potranno comunque, con apposito modulo, chiedere al Direttore scolastico regionale la deroga per quegli alunni reduci da due anni di asilo o da almeno tre anni di elementari in Italia. Un criterio formalmente linguistico, visto che dopo un biennio si suppone che un alunno abbia appreso le basi dell’italiano. Ma che, nella pratica, esclude di fatto la possibilità che una scuola si veda costretta a rifiutare un minore straniero per dirottarlo altrove. Neutralizzando, così, il tetto del ministro Gelmini, la cui direttiva rischia ora di fare un buco nell’acqua. «Il problema viene molto ridimensionato — conferma la direttrice del provveditorato milanese, Giuliana Pupazzoni — da una prima proiezione non ci risultano scuole che, con il principio dei due anni minimi di scolarità italiana, sfonderanno la soglia del 30 per cento». I presidi che ieri hanno partecipato all’incontro, molti dei quali del “Progetto Start” con cui il Comune sostiene l’integrazione nelle scuole milanesi, sottoscrivono la previsione. Alla Casa del Sole, elementari e medie al Parco Trotter, la metà degli iscritti è straniera. «Ma con questo criterio la percentuale ufficiale scenderà all’8—9 per cento — spiega il dirigente scolastico, Francesco Cappelli — sarà difficile che si debba spostare qualcuno, anche perché i nuovi arrivi diminuiscono: viviamo un momento di stabilizzazione, con i bambini stranieri sempre più incardinati nel nostro sistema». Anche alle elementari Narcisi, periferia sud, dove in prima si sono già iscritti 39 stranieri su 56 totali, cioè il 70 per cento, con questa deroga si starà sotto il tetto: i nuovi iscritti figli d’i mmigrati hanno tutti frequentato le scuole a Milano, dove sono peraltro nati. Ma c’è un’altra novità emersa ieri. Una scuola non sarà più obbligata, come oggi, ad accettare un alunno straniero che s’i scrive in corso d’anno, circostanza che crea spesso problemi d’a pprendimento. Il nuovo arrivato, però, potrà essere indirizzato in un istituto con una concentrazione di immigrati minore. «È l’unica alternativa all’introduzione dei bacini di utenza obbligatori — commenta Chiara Conti, preside della Narcisi — è vero che le scuole con tanti stranieri sono più preparate ad accoglierli ma è anche corretto incoraggiare una distribuzione di alunni equilibrata». Oggi è atteso un incontro tra gli uffici scolastici di Milano e Lombardia e i sindacati su vari temi, tra cui le iscrizioni. E la Flc Cgil fa già polemica: «Imporre ai presidi regole sulle modalità d’iscrizione — critica Pippo Frisone — lede l’autonomia scolastica». |