Querela di alcuni dei 426 presidi Un concorso nato male fin dal bando, continuato con richieste di sospensiva al Tar per consentire l’ammissione, protrattosi con ricorsi al Cga, annullamento delle prove e richieste di intereventi legislativi, sta pure allargandosi contro giornalisti che ne hanno parlato seppure ammettendo i possibili eccessi e dando la possibilità di smentita. Chiediamo ai presidi di ritirare la querela. Pasquale Almirante, AetnaNet 25.3.2010 Orami è diventata una sorta di commedia degli equivoci, una bizzarria dentro la quale si stanno ritrovando anche persone lontane dai fatti, come giornalisti che hanno semplicemente descritto il caso, magari con qualche punta ironica, ma facendo riferimento alla sentenza del Cga di Palermo quando ha annullato il concorso a dirigente scolastico. Vicenda stramba perché oltre alla costituzione di due agguerriti schieramenti opposti, tra i presidi vincitori, ma annullati dal Cga, e il resto dei partecipanti, ma bocciati dalla commissione, si è creato un altro piccolo sottogruppo, quello dei presidi querelanti che con ogni probabilità ha deciso di aggravare una querelle che oggettivamente rischia di mettere in discussione la scuola, la sua funzione e l’immagine stessa dell’istruzione e della educazione dei ragazzi. Che il concorso sia partito male già dal bando è cosa ormai nota, perché molti oggi si trovano dirigenti solo per ricorso al Tar. La sospensiva giudiziaria infatti è stata chiesta sia da taluni che non arrivavano al punteggio minimo richiesto per l’ammissione, sia da tali altri che non avevano la laurea quadriennale o il biennio di specializzazione col nuovo ordinamento e sia da altri ancora che non avevano i sette anni di ruolo previsto. Un concorso dunque speziato da sospensive, mentre chi ha rispettato la legge,adeguandosi al bando, si è trovato escluso, o meglio superato da chi magari aveva meno titoli e forse anche meno preparazione. Negare questa evidenza non sarebbe onorevole. I ricorsi fra l’altro sono scattati, da parte dei bocciati, anche su questo primo preconcetto, mentre sul fatto che molti temi (ma anche uno solo) fossero ricchi di erroracci è stato dimostrato ampiamente, come la difformità legale e formale della commissione giudicatrice. Negare anche questa evidenza non sarebbe onorevole. Che fare a questo punto e dopo la ulteriore bocciatura del Cga del ricorso di terzi proposto dai 426 dirigenti nei giorni scorsi? C’è una posizione, condivisa pure da parte del sindacalismo scolastico, che è certamente la più dignitosa: invece di cercare la leggina parlamentare, per proteggere i posti annullati dalle sentenze che però come si vede a secondo il comodo vengono invocate (perché se non si accetta quella del Cga non si dovrebbero nemmeno accettare le sospensive pregresse del Tar), intraprendere la via della ripetizione del concorso. Farlo ripetere a tutti gli ammessi, ma riconoscendo un punteggio superiore ai presidi che già per tre anni hanno svolto la funzione. Una uscita a testa alta per chi è preparato, benché la più corretta soluzione sarebbe di consentire il concorso anche a tutti coloro che all’epoca fecero domanda ma non furono ammessi per mancanza dei titoli di accesso e che non si rivolsero al Tar. Perdere di vista questa prospettiva ha lo stesso valore della via giudiziaria intrapresa dagli ex colleghi insegnanti, e oggi presidi, contro un solo giornalista che ha fatto il suo mestiere, che ha pure chiesto scusa, se ha esagerato, e che ha pure pubblicato le dovute e corrette smentite. E in questa ingarbugliata faccenda frammista di sentenze, atti giudiziari, accuse, si è voluto pure mettere in mezzo questo intellettuale, scrittore molto noto, per una finalità che però ha radici altrove. Querelando un libero scrittore, non si risolve comunque una vicenda ingarbugliata e dai dubbi esiti. Ci permettiamo quindi un invito, pensando sempre di avere davanti ex colleghi di scuola, disponibili e di sapienza didattica: lasciamo che la sentenza del Cga faccia la sua strada, chi è preparato non ha nulla da temere, anzi si chiedano garanzie di maggiore rigore, e lasciamo che la stampa e gli intellettuali liberi facciano il loro mestiere. Le rabbie e le insoddisfazioni si faccia in modo che non si risolvano con l’accusa al sismografo piuttosto che l’attenzione al terremoto. Da qui pure un appello da parte della intera redazione di Aetnanet: si ritiri la querela al giornalista de “La Sicilia” e si torni a fare scuola in attesa che questa vicenda si dipani definitivamente. |