«Anche a Vicenza volevano
negare il pasto a mio figlio»

L'ACCUSA. Cristina Bisarello racconta la disavventura con la mensa della scuola elementare avvenuta a novembre. Una mamma della "Pertini" indignata: «Avevo sei pasti arretrati ma non lo sapevo. Dopo 15 anni di tempo pieno sono rimasta male»

Maria Elena Bonacini Il Giornale di Vicenza, 27.3.2010

Vicenza. «Non è vero che fatti come quelli di Montecchio Maggiore a Vicenza non succedono. A me è stato detto che, visto che non riuscivo a pagare subito i sei buoni pasto arretrati, mio figlio avrebbe mangiato solo se i compagni avessero avanzato qualcosa».

Cristina Bisarello, mamma di un bambino che frequenta la terza elementare alla scuola "Pertini" di via Einaudi, è ancora indignata, nonostante siano passati quattro mesi dalla sua disavventura con la mensa scolastica, sulla quale all'epoca aveva deciso «di lasciar correre, per non nuocere al bimbo».

Fino ad oggi. Quando è scoppiato il caso dellla scuola media di Montecchio Maggiore, dove ad alcuni bambini in mensa sono stati serviti solo panini, perché i genitori da tempo non pagavano la retta e, nel coro di commenti e proteste si sono udite le voci del sindaco Achille Variati e dell'assessore all'istruzione Alessandra Moretti.«Quando ho letto le loro parole - spiega -, che cioè cose simili non succedono in città, mi è tornato in mente quanto accaduto a me, e ho deciso che non potevo tacere».

«Una mattina - racconta Bisarello - la segreteria della scuola mi ha contattata dicendo che mio figlio era in arretrato di sei buoni pasto e intimandomi di caricare immediatamente la City Card. Io ho risposto che, trovandomi in ufficio, non ne avevo la possibilità e che l'avrei certamente fatto. Dopo, però, colta dal dubbio, ho richiamato la scuola chiedendo se mio figlio quel giorno avrebbe mangiato, e mi è stato risposto che avrebbe avuto il pranzo solo se fosse avanzato qualcosa dai compagni. Queste parole mi hanno fatta infuriare, ho subito chiamato mia madre, dicendole di pagare e di andare a prendere il bambino a scuola e di portarlo a mangiare a casa sua. E dopo volevano anche che lo riportassi al tempo pieno!».

Un fatto che, a mesi di distanza, non ha ancora mandato giù. Anzi. «So che avanza sempre cibo - continua - ma non volevo che mio figlio restasse lì, senza il suo pasto. Non è il primo figlio che frequenta la "Pertini" e in 15 anni di tempo pieno abbiamo sempre pagato, quindi mi sarei aspettata un atteggiamento diverso. Sono rimasta male anche per la figura che ti fanno fare, si immagina un bambino di 8 anni in mezzo agli altri senza pranzo? Oltretutto questo problema è capitato anche a causa di un disservizio della scuola. Solitamente, infatti, quando l'alunno ha solo tre buoni pasto rimasti noi genitori riceviamo un sms che ci avvisa e provvediamo a ricaricare la card. Questa volta, invece, non è arrivato nulla. So che non è un obbligo della scuola farlo, ma quando un servizio c'è te lo aspetti e questa volta è stato carente».

«Non so se il sindaco queste cose non le sappia, o se le ignori - conclude la mamma - ma per favore non dica che non capitano».