LE RICADUTE DELLA SENTENZA DELLA SUPREMA CORTE. I GIUDICI: SI POSSONO ESPELLERE GLI IRREGOLARI ANCHE SE HANNO BAMBINI IN ETÀ SCOLARE

"A scuola tutti i figli dei clandestini"

Il Comune: rispettiamo la Cassazione ma andiamo avanti anche negli asili

Beppe Minello La Stampa, 12.3.2010

Torino
Due-trecento bambini e ragazzi su un totale di circa 15 mila. Non sono molti i figli di clandestini e irregolari iscritti alle scuole dell’obbligo di Torino. Ragazzi che, secondo la Cassazione, non potranno più offrire al genitore l’eventuale scusa legale per rimanere in Italia. Ma le polemiche politico-mediatiche levatesi dopo la sentenza hanno colpito duro proprio a Torino perché la città è capofila della rivolta-soft al decreto sulla sicurezza varato da Maroni nel luglio scorso. Quel decreto concede l’iscrizione alla scuola dell’obbligo, cioè alle elementari e alle medie, dei figli di irregolari e clandestini, ma non cita le materne.

Il Comune di Torino, di sua iniziativa («Non si capisce perché un bambino di 6 anni lo si debba considerare diverso da uno di 5» commenta l’assessore Beppe Borgogno) ha deciso di ignorare quel divieto e l’ha pure comunicato al Viminale sia a luglio, sia quando sono iniziate le pre-iscrizioni. Stessa cosa, dal Nord al Sud, hanno fatto decine di amministrazioni comunali. «Le materne sono un servizio statale anche se a Torino il Comune ospita nelle sue materne quasi 9 mila bambini, italiani e stranieri, spendendo 40 milioni l’anno - dice Borgogno -. Abbiamo ritenuto corretto accogliere le iscrizioni dei figli di irregolari e clandestini anche per questo livello di istruzione. Un fenomeno, comunque, che l’anno scorso ha riguardato poche decine di bambini sul totale degli iscritti. A riprova del fatto che non vogliamo aggirare nessuna legge, c’è che analoghe iscrizioni non le abbiamo estese ai nidi che sono un servizio fornito a discrezione dell’amministrazione comunale e dove Roma non c’entra». Parole al vento.

L’onorevole Ghiglia di An-Pdl e Brabara Bonino dello steso partito, caricano a testa bassa cavalcando la sentenza della Cassazione anche se il legame con le decisioni del Comune sono lontanissime. »La sentenza della Cassazione - dicono - boccia Torino: ora la magistratura indaghi per verificare se il Comune sta violando la legge». Il senatore Ghigo (Fi-Pdl): «Il Comune di Torino deve tenere in considerazione la sentenza e attivarsi affinchè siano tutelati i diritti dei minori ma anche la legalità».

«Se il sindaco Chiamparino riconduce le materne alle scuole dell’obbligo - attacca Mario Carossa, capogruppo leghista - allora non faccia le cose a metà, come è invece abitudine di questa amministrazione: garantisca ai cittadini torinesi il posto nella scuola indicata come prima o seconda scelta per comodità e gradimento. Non deve più succedere che tanti genitori non riescano ad inserire il proprio figlio nelle scuole comunali dovendo così ricorrere a sicuramente più costose baby sitter, o dovendo appoggiarsi ai nonni».

«L’iniziativa del Comune di Torino di accogliere nelle materne anche i figli degli immigrati è una scelta di civiltà e di buon senso. Quel buon senso che manca del tutto alla politica del Governo in tema di immigrazione» replica Stefano Lo Russo, coordinatore della segreteria Pd. «Il problema - commenta sconsolato l’assessore Borgogno - è che temi così delicati devono essere discussi e affrontati lontano dalle isterie della campagna elettorale».