Sempre più spesso le vittime Aggrediti fisicamente dai loro studenti di Grazia Maria Coletti Il Tempo, 8.5.2010 O insultati, derisi, sbeffeggiati. Tanto nessuno gli dice niente. Basta esercitare il diritto all'insegnamento e si scatena l'inferno, nell'omertà di una classe che copre i forti. I bulli diventano come piccoli capi mafia che accrescono la potenza nel silenzio. Anche per colpa dei loro insegnanti, sempre più colpiti dalle violenze. A scatenarla quasi sempre è sufficiente un timido rimprovero. È stata questa la causa dell'aggressione in classe a Napoli, che ha fatto finire in ospedale una maestra aggredita da uno scolaro di appena 10 anni. E, sempre a causa di un rimprovero un bullo quindicenne di un istituto professionale di Cerveteri, alle porte di Roma, l'altra settimana ha quasi stritolato la mano della sua professoressa tra il banco e la cattedra. E se l'omertà della classe non fosse stata rotta, più per caso che per scelta, non se ne sarebbe saputo nulla. Come succede il più del volte, con aggressioni passate sotto silenzio. È solo la punta dell'iceberg. «Casi così ne conosco a decine» conferma suor Paola, la fan della Lazio più famosa di Roma, direttrice del centro casa famiglia di Bravetta «So.Spe» che si occupa anche di bullismo. «Io sono una docente, dirigo una scuola, insegno in una elementare e dico che sono i maestri a doversi imporre sui ragazzi: devono tornare a essere severi, a fare il loro mestiere come si usava una volta. Costa fatica, è vero, ma il permissivismo fa solo male perché si fanno crescere i ragazzi senza regole». Se gli insegnanti sono sempre più spesso vittime dei loro alunni la colpa è, dunque, dei docenti? «In un certo senso sì - continua suor Paola - perché se noi non lasciassimo correre tante cose, e questo succede anche con la vita di ogni giorno, penso che avremmo ragazzi diversi». Certo non si può fare di ogni erba un fascio. Non tutti i ragazzi sono bulli, anche se la violenza fa rumore. «Ma prima di tutto gli insegnanti e i genitori si devono interrogare su questo. Tante volte, anche in famiglia, siccome i genitori si sentono in colpa perché non hanno mai tempo per i figli, li lasciano fare o concedono loro tutto quel che chiedono senza mai dirgli di no. È una forma di compensazione». Stare zitti in famiglia è sbagliato. «Ma purtroppo e troppe volte tacciono anche gli insegnanti» continua suor Paola. «Lo fanno anche quando finiscono vittime della violenza dei loro allievi. Invece di riferire tutto al capo d'istituto restano in silenzio e preferiscono dimenticare». Per quale motivo? «A volte succede perché hanno hanno paura di perdere autorevolezza davanti al preside, temono di essere considerati incapaci di tenere la disciplina: io ne ho conosciuti tanti così». O temono di contrariare le famiglie. «Una volta se il maestro ti rimproverava la famiglia veniva a scuola e ringraziava l'insegnante per aver impartito una lezione di vita al figlio. Oggi, invece, spesso i genitori fanno i sindacalisti dei figli, e questo atteggiamento danneggia i ragazzi oltre che sminuire l'autorevolezza degli insegnanti». Ma non bisogna aver paura di essere davvero maestri. «Insegnanti ribellatevi, siate severi, ai giovani servono regole - è il messaggio di suor Paola - o la violenza dilagherà senza scampo». |