Pagano (Pdl) a Tuttoscuola:
No alle graduatorie regionali

da Tuttoscuola, 26.5.2010

La quarta puntata dell'inchiesta di Tuttoscuola sull'istruzione non statale è dedicata al partito di maggioranza relativa, cioè al Pdl. Nostro interlocutore, l'onorevole Alessandro Pagano, docente presso l'Università di Messina, membro della Commissione Finanze della Camera.

On. Pagano, come valuta, a distanza di dieci anni, i risultati delle legge n. 62/2000 sulla parità scolastica?

Il problema della parità scolastica è solo uno degli aspetti di un problema più grande, quello della scuola. Per quanti passi avanti siano stati fatti in dieci anni di vita della legge, ritengo che alcune cose possano ancora essere migliorate. Mi riferisco alle modalità di accesso alle paritarie, alle problematiche che riguardano il personale docente...

Sul finanziamento delle scuole paritarie ci sono tuttora opinioni molto contrastanti, che vanno dal rifiuto di qualunque tipo di sostegno economico all'idea che la preclusione costituzionale ("senza oneri per lo Stato") vada interpretata nel senso che lo Stato non può avere in nessun caso l'obbligo di finanziare le scuole non statali, anche se paritarie, ma ne può avere la facoltà, ovviamente sulla base di una legge. Qual è la Sua opinione in proposito?

Sono assolutamente favorevole perché ritengo che le paritarie svolgano una funzione pubblica. Lo Stato deve solamente svolgere un'opera di monitoraggio per essere costantemente aggiornato sul grado di efficienza delle scuole, tanto pubbliche quanto private.

Gli interventi per il diritto allo studio, che sono di competenza regionale, non fanno distinzione di trattamento tra alunni di scuole statali e paritarie. Potrebbe essere questa la strada per venire incontro alle maggiori spese dei genitori che scelgono la scuola paritaria?

Alcune Regioni hanno studiato i costi medi sostenuti dallo Stato per ciascuno studente e i contributi riconosciuti alle scuole paritarie. L'analisi ha evidenziato che le paritarie stanno ricevendo sempre meno soldi dal pubblico. Al momento si stanno sperimentando anche nuove modalità di intervento delle Regioni, come il "buono scuola" o il criterio della "quota capitaria". E' evidente che devono ancora essere approfondite le soluzioni che consentano alle famiglie di poter scegliere la scuola alla quale affidare l'educazione dei propri figli senza rinunciare alle prestazioni scolastiche costituzionalmente riconosciute.

Che cosa pensa della detraibilità fiscale delle spese sostenute dai genitori che iscrivono i loro figli alle scuole paritarie?

E' un intervento intelligente. I benefici di carattere sociale che derivano dal fornire una buona istruzione ai nostri giovani sono indubbi.

L'ipotesi più radicale è che a tutti i genitori venga dato un buono studio, corrispondente a un costo standard calcolato a livello nazionale, spendibile indifferentemente nelle scuole statali e in quelle paritarie. Che cosa ne pensa?

Mi pare una buona proposta. Come dicevo prima, io appartengo a quella classe di pensiero che attribuisce alla scuola una funzione pubblica. Prima della scuola, come agente formatore, c'è solo la famiglia. Per questo è importante individuare il modello più valido per l'erogazione dei contributi. Mi sembra interessante anche la proposta delle "quote capitarie ponderate", che cerca di trovare un equilibrio tra varie esigenze, l'integrazione e il territorio, ad esempio.

Nelle ultime settimane si è parlato spesso della costituzione di albi regionali degli insegnanti abilitati, dai quali le istituzioni scolastiche autonome, statali e paritarie, possano attingere direttamente, scegliendo, senza rigidi vincoli, i docenti migliori. Rispetto all'obiettivo di qualificare l'offerta formativa delle scuole, quali elementi positivi o negativi ritiene che abbia la proposta?

Per migliorare la qualità delle scuole è necessario avere certezze sulla qualifica iniziale degli insegnanti, rendendo più rigorose le procedure selettive, aumentando l'attrattività di questa professione tramite incentivi basati sul risultato, creando un sistema di carriera basato sulla certificazione e le prestazioni. Le analisi sulle modalità di assegnazione dei docenti alle scuole dimostrano che non sono queste le responsabili della scarsa qualità dell'insegnamento. Lo sono di più la mobilità dei docenti, la discontinuità didattica, il loro grado di insoddisfazione. Perciò sarebbe opportuno migliorare il reclutamento concedendo maggiore autonomia a livello locale. A questo proposito ritengo che sia necessario colmare il divario educativo Nord-Sud per annullare quello sociale ed economico, pertanto occorre puntare sull'eccellenza dei docenti.

Nelle settimane scorse è stata avanzata la proposta di definire graduatorie regionali che, rispetto alle attuali graduatorie che graduano i docenti secondo punteggi previsti dalle norme, dovrebbero introdurre nuovi requisiti finalizzati ad assicurare maggiore stabilità dei docenti. La maggiore rigidità che conseguirebbe dalla proposta può assicurare maggiore qualità al servizio? Se sì, sarebbe opportuno che venisse estesa anche alle scuole paritarie?

Fortunatamente è ancora una proposta senza sviluppi. I docenti della scuola italiana sono tutti, indipendentemente dall'appartenenza territoriale, cittadini italiani. Non dimentichiamo che l'Italia fa parte dell'Unione Europea, in cui è prevista la libera circolazione del lavoro. Introdurre i vincoli di nascita o di residenza sarebbe discriminatorio, specie se applicato al contesto incaricato di formare il cittadino di domani. La stabilità potrebbe essere raggiunta con altri mezzi, quali la pluriennalità degli incarichi e dell'assegnazione della sede o gli incentivi (economici o di avanzamento di carriera) in caso di permanenza in una scuola per un certo numero di anni.