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Niente critiche a scuola e ministero in Emilia
la mordacchia la per gli insegnanti

Lettera del direttore dell'Emilia Romagna: "Si assiste di frequente a dichiarazioni sulla stampa nelle quali si esprimiono posizioni critiche sull'amminiostrazione di cui si fa parte"

di Salvo Intravaia, la Repubblica 22.5.2010

ROMA - Il "bavaglio" arriva anche a scuola. Insegnanti e personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) devono evitare di parlare con la stampa criticando l'operato del ministero dell'Istruzione o dei suoi più stretti collaboratori. E' questo il tono di una lettera, datata 27 aprile, all'indirizzo dei dirigenti degli Uffici scolastici provinciali (gli ex provveditori) dell'Emilia Romagna. "Si leggono frequentemente sulla stampa dichiarazioni rese da personale della scuola, con le quali si esprimo posizioni critiche, con toni talvolta esasperati e denigratori dell'immagine dell'amministrazione di cui lo stesso personale fa parte.

Tali toni - scrive il direttore ministeriale dell''Emilia Romagna Marcello Limina - si riscontrano anche in atti e documenti indirizzati ad autorità politiche o amministrative dell'Amministrazione centrale, e sono fatti spesso circolare all'interno delle istituzioni scolastiche o distribuite ad alunni e famiglie". Limina continua, "ricordando" a dirigenti e insegnanti tutte le norme che vincolano il personale della scuola e i dipendenti pubblici ad usare "cautele" quando si esprimono giudizi nei confronti dell'amministrazione. E invita i provveditori a "richiamare l'attenzione dei capi d'istituto" affinché "sensibilizzino il personale della scuola sul corretto comportamento da tenere con gli organi di stampa".

Insomma: meglio evitare di avventurarsi in critiche che possano far fare cattive figure al ministro o ai suo più stretti collaboratoti. Ma se un giornalista si presenta davanti ad una scuola è chiede agli insegnanti se le classi sono eccessivamente affollate, se i locali scolastici sono sicuri e accoglienti, se quando vanno in bagno trovano la carta igienica e sapone, se i posti per il tempo pieno sono sufficienti, se fare una fotocopia diventa un ostacolo insormontabile e se la scuola ha i soldi per organizzare i corsi di recupero, cosa dovrebbero rispondere i docenti? "Non posso dire la mia, si rivolga al dirigente scolastico?". Oppure, al mimite, possono dire che va tutto a meraviglia, in modo da evitare "dichiarazioni pubbliche che vadano a detrimento dell'immagine dell'amministrazione".

Il Codice di comportamento dei pubblici dipendenti, all'articolo 2, sancisce che gli stessi devono "conformare il proprio condotta al dovere costituzionale di servire la Nazione". Ma questo dovere, vale soltanto per il personale della scuola o per tutti? Dopo questa lettera, la Flc Cgil ha chiesto le dimissioni di Limina. Secondo Mimmo Pantaleo, la lettera in questione costituisce "una gravissima lesione alla libertà di manifestazione del pensiero e il tentativo di mettere il bavaglio alle legittime proteste dei lavoratori della scuola, tra l'altro alla vigilia di una manovra che si prefigura pesantissima per l'occupazione e le retribuzioni dei dipendenti pubblici".

Critica con Limini anche Francesca Puglisi, responsabile scuola della segreteria nazionale del Pd. "Dovrebbe piuttosto spiegare perché non ha voluto neppure protocollare la lettera dei presidenti dei consigli di istituto" dice Puglisi. Inoltre, aggiunge la responsabile scuola del Pd, il ruolo di Limina sarebbe anche quello di "sollecitare il governo a rispondere alle domande di insegnanti per l'apertura di nuove sezioni di scuole dell'infanzia avanzate dagli enti locali". "I dirigenti scolastici - conclude Puglisi - non possono nascondere alle famiglie il motivo per cui nel prossimo anno scolastico gli studenti non potranno frequentare laboratori, perché le prime classi dei licei scientifici potranno avere la seconda lingua solo a pagamento, o perché non verranno corrisposte le domande di tempo pieno.

In difesa del direttore si schiera il ministro Gelmini. "E' lecito - dichiara il titolare del dicastero dell'Istruzione - avere qualsiasi opinione ed esprimerla nei luoghi deputati al confronto e al dibattito. Quello che non è consentito è usare il mondo dell'istruzione per fini di propaganda politica che nulla hanno a che vedere con i compiti della scuola. Chi desidera fare politica si candidi alle elezioni e non strumentalizzi le istituzioni".