Il Consiglio di stato dà ragione al ministro.
Alla Gelmini la guerra di religione La materia farà media in pagella se lo studente la sceglie di Alessandra Ricciardi da ItaliaOggi, 11.5.2010 La religione farà media in pagella. E non vi è nessuna discriminazione tra lo studente che si avvale dell'insegnamento di questa materia e chi si avvale di altra disciplina: tutte facoltative, in origine, diventano obbligatorie nel momento in cui si decide di frequentarle. E tutte, dunque, danno diritto, e anzi costituiscono un dovere per i prof, alla valutazione. È con queste motivazioni che il Consiglio di stato ha capovolto la decisione del Tar Lazio della scorsa estate e ha dato ragione al ministero dell'istruzione guidato da Mariastella Gelmini nella battaglia sull'ora di religione cattolica: la materia contribuisce all'attribuzione del credito scolastico dell'alunno, ovvero fa media in pagella. Per i giudici di ultima istanza della giustizia amministrativa, non è ravvisabile nessuna disparità di trattamento tra chi si avvale della religione e chi no. Sia che lo studente decida di seguire altra materia, perché anche gli insegnamenti alternativi, «una volta scelti, diventano insegnamenti obbligatori» e dunque matureranno credito; ma anche qualora decida di non fare niente altro. Perché «lo studente non avvalentesi che sia comunque meritevole in tutte le altre materie può raggiungere il massimo punteggio in sede di credito scolastico», e poi perché, scrivono i magistrati, «il giudizio dell'insegnante di religione (o di corso complementare) potrebbe anche essere negativo (e quindi incidere negativamente nel credito scolastico»). In risposta alle associazioni laiche e in generale ai non avvalentisti, il Cds replica che non valutare in pagella la religione, o altra materia sostitutiva, «rischierebbe di dare luogo a una sorta di discriminazione alla rovescia, perché lo stato di non obbligo andrebbe a estendersi anche a coloro che invece hanno scelto di obbligarsi a seguire l'insegnamento della religione cattolica o altro alternativo». Insomma, la libertà religiosa non può spingersi fino «a neutralizzare la scelta di chi, nell'esercizio della stessa libertà religiosa, ha scelto di seguire quell'insegnamento». Ma il problema di una discriminazione di trattamento continuerebbe a esistere, a parere di alcuni sindacalisti. «L'ora alternativa troppo spesso è presente solo sulla carta», attacca Massimo Di Menna, segretario Uil scuola, «perché le scuole non hanno le risorse per garantirla». La disparità di trattamento «resiste, a livello costituzionale, perché tra avvalentisti e non avvalentisti c'è una differenza di punteggio ai fini del credito, difficilmente recuperabile», attacca Mimmo Pantaleo, numero uno della Flc-Cgil. Per Francesco Scrima, segretario Cisl scuola, l'importante è che «tutti gli studenti siano messi in condizione di fare scelte consapevoli, alle quali consegua – quali esse siano - l'opportunità di una gratificazione per l'impegno profuso». |