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Quando bocciare diventa un dovere

Grillo Parlante La Stampa, 8.5.2010

Questione di punti di vista.

Si badi bene, con il termine "bocciare" non s'intende emarginare una persona dal resto della società. Forse è il termine "bocciare" che andrebbe corretto. Ma a scuola non si va solo per stare in compagnia con l'iPod ed il cellulare per fare video agli insegnanti da poi mettere su YouTube. A scuola si va per studiare, per avere una formazione umana e culturale e una educazione alla pari di un'adeguata maturità relativa al corso di studi che si frequenta. Per la Chiesa i diritti incominciano ancora prima del momento in cui si nasce ma con essi nascono pure i doveri. Un ragazzo, che nonostante gli interventi mirati e "amorevoli" degli insegnanti prende la scuola come un posto per far "caciara", per quale motivo ed in virtù di quale logica dovrebbe essere comunque promosso?

Il fare tutti promossi con la favoletta che poi sarà la società e la vita a selezionare la si può ancora raccontare agli ingenui. Sta di fatto che su 100 posti assegnati una buona parte sono dati per conoscenze dirette di persone influenti e ricompense politiche.

Tuttavia, se la scuola dell'obbligo giustifica nell'obbligo stesso la promozione dell'alunno in virtù dei suoi miglioramenti ottenuti nel corso del curriculo scolastico, seppure minimi, diversa cosa è la promozione generalizzata nella scuola secondaria superiore.

La scuola secondaria superiore, attraverso l'esame di stato, certifica una maturità professionale. Questa maturità è anche la premessa per un percorso universitario proficuo. Non a caso il diploma è stato chiamato "maturità" ed essere studente responsabile, al di là della proprie capacità, è già un segno di maturità. Ma quanti sono i ragazzi responsabili? Quanti sono i genitori e gli insegnanti che chiedono a questi giovani presunti indifesi, ma spesso bulli, sfrontati e supponenti, un minimo di maturità?

Il fare tutti promossi, a qualsiasi livello scolastico, ha già generato una società di professionisti che non valgono un fico secco. L'Italia ha insegnanti incapaci, medici fasulli, avvocaticchi azzeccagarbugli, manager che fanno fallire le aziende pubbliche, una classe poltica fatta di "trote" figli di pescecani, ecc.. Di contro abbiamo una società di saccenti che, all'occasione, si sente ora medico, ora insegnante, ora sociologo, ecc.

La società non ha bisogno di professionisti solo sulla carta, come non ha bisogno di genitori iperprotettivi e docenti compassionevoli. Anzi è per mia esperienza diretta, come insegnante ora in pensione, che asserisco che la maggior parte degli insegnanti compassionevoli e larghi di maniche sono caratterizzati essi stessi da una scarsa preparazione e da un dolce far niente in classe. L'insegnante che lavora seriamente in genere vuole, giustamente, un tornaconto alla proprie fatiche ed è più portato a valutare oggettivamente, a costo di essere impopolare con il suo dirigente scolastico ed i genitori. Ma se teniamo presente che la società ha urgentemente bisogno anche di agricoltori, adraulici, falegnami, imbianchini, elettricisti, carrozzieri, ecc., allora promuovere solo chi merita diventa un dovere. Chi non è fatto per lo studio può sempre fare un mestiere, sarebbe un bene per tutti.