Manovra cancella Enam, da Tuttoscuola, 21.7.2010 Roma, 21 lug. (Apcom) - Sta suscitando forti perplessità, soprattutto tra gli insegnanti di scuola primaria, la decisione del governo di sopprimere lo storico Ente nazionale di assistenza magistrale (Enam), sovvenzionato interamente dai docenti, attraverso un emendamento contenuto nella manovra finanziaria approvata a metà luglio dal Senato ed ora all'esame della Camera. L'emendamento, contenuto nell'articolo 7 (comma 3-bis), sancisce che 'l'Ente nazionale di assistenza magistrale (Enam), istituito in base al Dlpcs 21 ottobre 1947, n. 1346, come modificato dalla legge 7 marzo 1957, n. 93, è soppresso: le relative funzioni sono attribuite all'Inpdap che succede in tutti i rapporti attivi e passivi'. Ciò significa che tutte competenze dell'ente soppresso verranno trasferite all'Inpdap. Ma anche le proprietà, venutesi a determinare dopo oltre 60 anni di contributi (lo 0,80% dello stipendio) dei maestri della scuola d'infanzia ed elementare. Il periodico specializzato Tuttoscuola sostiene oggi che quello attuato attraverso la finanziaria corrisponde ad "un esproprio vero e proprio, visto che l'Ente vive esclusivamente dei contributi dei maestri di scuola primaria e dell'infanzia, senza avere mai ricevuto un centesimo dallo Stato". Ma per gli insegnanti della primaria le sorprese non finiscono qui: venendo meno l'Enam, per i maestri si paventava, infatti, la possibilità di non vedersi più sottratta la quota per il suo sovvenzionamento. Ed invece non sarà così. "Dietro questa beffa inattesa - sostiene Tuttoscuola - per gli insegnanti ce ne potrebbe essere un'altra, molto sgradita, se venisse confermata una certa interpretazione della nuova norma": secondo gli esperti di scuola nel comma 3-bis "non si parla di abrogazione della norma istitutiva, bensì soltanto di soppressione dell'Enam" e quindi "se resta il dispositivo legislativo che oltre sessanta anni fa ha dato vita all'Enam, resta anche l'obbligo dei maestri di versare il contributo mensile dello 0,80% del proprio stipendio". "Se così fosse - conclude la rivista di scuola - sarebbe una doccia fredda per i maestri che, a differenza di quanto previsto in un primo momento, dovrebbero continuare a pagare, non si sa per quale ragione, una 'tassa' di cui, nella nuova gestione che si prospetta, difficilmente trarrebbero vantaggi con prestazioni riservate soltanto a loro". |