IL CASO
Insulti, viaggi e spese folli Cisl e Uil: nella scuola dei tagli crescono i motivi di conflitto di Maria Teresa Martinengo La Stampa, 19.7.2010 TORINO - C’è chi apostrofa i suoi docenti come «nazisti» e nei loro confronti fa continue ritorsioni perché non firmarono un appello a difesa dell’istituto, chi - con i chiari di luna che tutti conoscono - si «aggrega» a spese della scuola a cinque dei sette viaggi d’istruzione organizzati nell’anno, chi sperpera cinquemila euro per un corso di aggiornamento riservato alla sua persona, chi riesce a far coalizzare tutto il personale a furia di urla e insulti lanciati in aule e corridoi. Non fanno i nomi dei dirigenti scolastici protagonisti di queste vicende i segretari di Cisl e Uil Scuola, ma negli esposti inviati a Direzione Scolastica Regionale e ministero, sollecitando ispezioni, li hanno indicati con cura. Prima di raccontare le storie di ordinaria conflittualità scolastica, i sindacati hanno atteso che l’elenco dei trasferimenti e dei nuovi incarichi dei presidi fosse pubblicato. «Spesso, purtroppo, nella scuola si tenta di risolvere un problema spostandolo da un’altra parte», dice Diego Meli, Uil. Il «problema» solo in uno dei casi citati è stato allontanato: gli insegnanti, in massa, hanno sottoscritto una lettera di denuncia delle intemperanze della dirigente, abituata a sferrare colpi di «imbecille» a destra e a manca. «Il trasferimento non è lo strumento attraverso il quale gestire gli aspetti disciplinari, non è una punizione e infatti non viene utilizzato in questo senso. Ciò che però tutti si aspettano, lavoratori e famiglie, è un’attenzione costante alle situazioni problematiche», dice Enzo Pappalettera, segretario della Cisl. «Va comunque detto chiaramente - aggiunge - che le situazioni problematiche sono poche». Di parere leggermente diverso è Meli, che non manca di sottolineare «il momento particolare che la scuola sta vivendo e che certo non favorisce la distensione: tagli all’organico, contratti non rinnovati, professione non riconosciuta. Per quanto ci riguarda, abbiamo osservato un crescendo di conflittualità che ha diverse origini. Una di queste è che molte norme non vengono applicate e così si vive nell’incertezza. Un’altra è che parecchi dirigenti adottano una applicazione della legge Brunetta per cui i problemi disciplinari si inaspriscono inaspriti. Molti confondono autorità e autorevolezza». Potrebbe rientrare in questo caso quanto da tempo sta accadendo in un istituto della cintura, dove il direttore dei servizi amministrativi - in disaccordo con i metodi «disinvolti» di gestione finanziaria del preside - ha accumulato in sei mesi 21 contestazioni d’addebito, 17 giorni di sospensione. E 8 ordini di servizio in una sola giornata. «Con la legge Brunetta - sottolinea Meli - un dirigente può togliere dieci giorni di stipendio a un dipendente. E mentre lui decide in un minuto, il lavoratore si deve rivolgere alla giustizia ottenendo risposta magari otto mesi dopo». Di un altro genere è la sanzione adottata dal dirigente di un piccolo istituto comprensivo delle campagne intorno a Torino: come ritorsione contro chi non aveva firmato un documento finalizzato a salvare la scuola dall’accorpamento, alcuni rappresentanti sindacali vengono sistematicamente esclusi dagli incontri per la contrattazione interna. «Fa le convocazioni quando sa che certe Rsu sono impegnate in classe», dice Pappalettera. Ma le ritorsioni ci sono anche per i docenti che rispettano le norme in vista degli accorpamenti di classi che non hanno più un numero sufficiente di allievi. Al preside di un liceo della provincia - amante dei viaggi a carico della scuola - quelle regole stanno strette e chi non si adegua ha vita dura. «L’impressione - spiega Pappalettera - è che l’amministrazione scolastica non abbia strumenti incisivi per mettere ordine in queste situazioni». Meli aggiunge: «La contrapposizione negli ultimi anni è cresciuta troppo. Occorre trovare punti di incontro perché oggi in caso di disputa non c’è giustizia. Per questo stiamo lavorando per coordinarci con i nostri dirigenti e arrivare a un confronto ampio e approfondito. Per ovviare a situazioni che non fanno bene a nessuno». |