SOTTOBANCO
Così i precari della scuola pagano di Vincenzo Brancatisano dalla Gazzetta di Modena, 12.7.2010 I precari della scuola finanziano l’acquisto agevolato della prima e addirittura della seconda casa dei loro colleghi di ruolo. Ma se loro, i precari della scuola e quelli del pubblico impiego, chiedessero al proprio ente pubblico previdenziale un prestito anche di infime dimensioni, magari per sbarcare il lunario durante l’attuale disoccupazione estiva, riceverebbero un niet: ai precari - spiega il regolamento dell’Inpdap - non si fa credito. E’ l’ennesimo esempio della babele di incredibili discriminazioni di cui sono vittima i precari della scuola statale. Il fatto singolare è che i precari subiscono in busta paga il prelievo forzoso preordinato al finanziamento agevolato delle abitazioni, delle cure termali e di tante altre iniziative, e magari neppure lo sanno. A meno che qualcuno non abbia spiegato loro il significato della voce riportata nel cedolino e intitolata “Fondo credito” che è proprio il fondo per i finanziamenti, inibiti ai precari ma pensati per il personale a tempo indeterminato. Spesso leggi apparentemente pensate per i bisognosi vengono sfruttate solo dai ricchi. Proprio in questi giorni l’Inpdap ha comunicato un tasso ancora più appetibile: un tasso fisso del 3,75 per cento o uno variabile con spread dello 0,90 per cento. Se intendono comprare casa, l’ente ha previsto per i lavoratori più protetti un mutuo che finanzia l’intera somma necessaria (fino a 300.000 euro) per l’acquisto della prima e (fino a oggi) anche della seconda casa. Ma questo vale solo se il richiedente - recita il relativo regolamento - è un lavoratore “a tempo indeterminato, con un’anzianità effettiva globale, computando anche i periodi di servizio a tempo determinato per i quali sia stato versato il contributo credito, di almeno 3 anni”. Dunque, il periodo di precariato vale ma solo se e in quanto si sarà passati di ruolo. Altrimenti si perdono i soldi versati. Quanto ai piccoli prestiti personali, la musica non cambia. Una nota dell’Inpdap sull’accesso al credito con cessione del quinto dello stipendio spiega infatti che i prestiti pluriennali vengono concessi dall’istituto solo in presenza di requisiti predefiniti e certificati quali “stabilità nel rapporto di impiego, retribuzione avente carattere fisso e continuativo”. Eppure ai supplenti è richiesto in maniera coercitiva di versare una quota mensile di solidarietà per i colleghi di ruolo e per i pensionati. Possibile che i sindacati abbiano fatto passare questa indecenza a danno dei precari? La Cgil tempo fa ha evidenziato “le condizioni di miglior favore” e le novità introdotte dal nuovo regolamento Inpdap (appena abolito, ndr) a beneficio del personale stabile, visto che “d’ora in poi” secondo la Cgil “si potrà ottenere il prestito per l’acquisto-ristrutturazione della prima casa anche quando si è già proprietari di un’altra abitazione sul territorio nazionale, a condizione che quest’ultima sia distante dalla residenza del dipendente almeno 50 km”. Non c’è che dire, una bella conquista sindacale: ai precari neppure uno spicciolo di prestito, agli stabili invece anche la seconda casa (e con i soldi dei precari), magari al mare o in montagna. Tuttavia c’è un’amara delusione dell’ultima ora: non si sa se per l’indignazione manifestata da qualcuno, ma l’Inpdap ha appena deciso di rivedere la faccenda e con il nuovo regolamento in vigore dal 1 luglio 2010 ha vietato l’accesso al mutuo ipotecario a chi abbia già una casa. Non si è ancora appreso se seguiranno scioperi.
Il precedente sulla casa dell’Inpdap |