IL CASO

Manovra, scure sugli stipendi ai prof
governo fa marcia indietro su disabili

Un milione di addetti alla scuola (insegnanti e non) vedranno bloccati gli scatti, con perdite a fine carriera da 29 a 42 mila euro a testa. L'esecutivo ripristina il tetto di 20 alunni nelle classi che accolgono disabili

Salvo Intravaia la Repubblica 14.7.2010

LA MANOVRA economica anticrisi del governo colpisce duramente gli stipendi dei docenti e dei lavoratori della scuola. Ma almeno fa un passo indietro sui disabili ripristinando il tetto massimo di venti alunni nelle classi frequentate da portatori di handicap. Il limite era stato cancellato da un emendamento al disegno di legge da 25 miliardi, approvato due giorni fa in commissione Bilancio al Senato ma questa mattina il governo, nel presentare il maxiemendamento sul quale ha posto la questione di fiducia, è ritornato sui suoi passi.

"Nel maxiemendamento - ha riferito il presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, al termine della conferenza dei capigruppo - il governo ha apportato delle modifiche alla parte che riguardava il numero degli alunni nelle classi con disabili, togliendo la norma che avrebbe cancellato il limite di 20 alunni". Il testo precedente aveva suscitato le vibranti polemiche delle opposizioni e delle associazioni di alunni disabili. Anna Serafini, presidente del Forum infanzia e adolescenza del Pd, esprime "grande soddisfazione per il ritiro dell'emendamento sul tetto dei 20 alunni per classi con disabili". "E' una vittoria frutto della battaglia che come Pd abbiamo condotto insieme alle più significative associazioni del settore, come Fish e Fand, al mondo della scuola, ai sindacati e alle professioni. Ciò dimostra - prosegue - che quando si hanno idee e valori forti come quelle della difesa dei diritti dei bambini disabili e quando ci si impegna tutti insieme, questi valori fanno breccia anche in chi ha posizioni politiche diverse".

L'emendamento presentato dai senatori Giuseppe Esposito e Cosimo Latronico (Pdl) non lasciava spazio a dubbi. "Le classi e le sezioni delle scuole e istituti di ogni ordine e grado che accolgono alunni con disabilità possono essere costituite anche in deroga al limite previsto dall'articolo 5, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81". Cioè: 20 alunni per classe. Una variazione che avrebbe consentito al ministero dell'Istruzione, di concerto con quello dell'Economia, di stipare più alunni anche nelle classi con disabili. Infatti, in tutto il primo ciclo dell'istruzione italiana (dalla scuola dell'infanzia alla media) le classi che accolgono uno o più disabili rappresentano la maggioranza. Alla materna sono addirittura 89 su 100. E la norma che prevede un tetto massimo agli alunni per classe, sforato in tantissimi casi, riduce le possibilità di tagliare ulteriori posti in organico.

Ma i più colpiti dalla scure della manovra sono gli insegnanti e gli Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) della scuola come mai era accaduto prima. E questo nonostante le aperture del ministro Tremonti di qualche settimana fa e le rassicurazioni di buona parte del sindacato. Ma allo stato dei fatti, cioè dopo il passaggio dell'articolato in commissione bilancio, il blocco degli scatti di stipendi automatici per il personale della scuola non è stato minimamente toccato.

I due commi che "massacrano", come dichiarano i Cobas, la scuola sono nell'articolo 8 (il comma 14) e nel successivo articolo 9 (il comma 23). Il primo spiega, in maniera piuttosto criptica, che "Fermo quanto previsto dall'articolo 9, le risorse di cui all'articolo 64, comma 9, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, sono comunque destinate, con le stesse modalità di cui al comma 9, secondo periodo, del citato articolo 64, al settore scolastico". Un modo per dire che il 30 per cento dei "risparmi" effettuati in tre anni nel comparto scuola, per effetto del taglio di 133 mila posti, che erano destinati a premiare il merito verranno destinati a coprire il miliardo di debiti che lo stato ha nei confronti delle scuole. E addio merito.

Il comma 23 dell'articolo 9 stabilisce semplicemente che "Per il personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata) della scuola, gli anni 2010, 2011 e 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti". Fatti due conti, un milione di addetti alla scuola (insegnanti e non) vedranno bloccati gli scatti sessennali automatici, con una perdita che fino a fine carriera si aggira dai 29 ai 42 mila euro a persona. Ma non solo: pensioni e buonuscite saranno più leggere e i meno fortunati vedranno calare il potere d'acquisto del proprio salario del 20 per cento in appena 9 anni. In questo modo il governo conta di ricavare quasi 19 miliardi di euro. E anche il contratto, già scaduto nel 2009, non verrà rinnovato per un triennio.

Sulla questione degli scatti la protesta del mondo della scuola non si è fatta attendere: i Cobas hanno proclamato lo sciopero degli scrutini, la Flc Cgil uno sciopero generale e gli altri sindacati una manifestazione. Insomma: tutti contro Tremonti, che un paio di settimane fa apre a Cisl, Uil e Gilda lasciando intendere che il gruzzolo del 30 per cento (2 miliardi di euro in tutto, ma ancora da verificare) poteva essere stornato per ripristinare gli scatti degli insegnanti. Ma gli emendamenti approvati finora in commissione Bilancio al senato parlano un'altra lingua.

"La destinazione delle risorse previste dal presente comma - a proposito del 30 per cento, si legge in uno dei tanti emendamenti presentato dal relatore, il senatore Azzolini - è stabilita con decreto di natura non regolamentare del ministro dell'Istruzione dell'università e della ricerca di concerto con il ministro dell'Economia e delle finanze, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative". E a proposito degli scatti, alla fine del famigerato comma 23 è stata aggiunta la dicitura: "E' fatto salvo quanto previsto dall'art. 8, comma 14", che consentirebbe al governo di stornare i risparmi per finanziare il blocco degli scatti ma che per la senatrice del Pd, Mariangela Bastico, non garantisce gli insegnanti.