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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2010 alle ore 08:06.
Doppio colpo per i dipendenti pubblici inglesi: dopo l'annuncio di un'ondata di licenziamenti arriva anche il taglio delle liquidazioni. Il governo britannico ha confermato ieri che intende modificare il sistema attuale, ridimensionando i versamenti a chi perde il lavoro e portandoli in linea con il settore privato. I sindacati sono sul piede di guerra e hanno dichiarato «inevitabile» uno sciopero.
Il Civil Service Compensation Scheme che regola le liquidazioni dei dipendenti pubblici è troppo generoso, secondo il governo, che sta cercando tutti i modi possibili per tagliare i costi e ridurre il deficit di bilancio record. I dipendenti pubblici con almeno venti anni di anzianità che perdono il lavoro hanno diritto al cosiddetto «addio dorato», una liquidazione pari anche a sei anni di stipendio, contro una media di pochi mesi di stipendio nel settore privato.
La Public and Commercial Services Union (Pcs), il sindacato di settore che rappresenta il 70% dei dipendenti dei ministeri, sostiene che il trattamento è «leggermente» migliore rispetto al settore privato solo per compensare il fatto che gli stipendi sono in media più bassi. Il segretario generale del Pcs Mark Serwotka ha definito «analfabetismo economico» la decisione del governo di tagliare posti di lavoro. «Tagli di questa portata non sono democratici e non sono legittimi», ha detto ieri Serwotka. «Se verrà imposta una tassa sulle pensioni e sul lavoro e sugli stipendi ritengo uno sciopero inevitabile».
Il governo di coalizione intende evitare lo scontro frontale e ha dichiarato ieri che «è nostra intenzione trovare un accordo che preveda anche la tutela dei dipendenti pubblici meno pagati». Un incontro previsto per ieri pomeriggio a Downing Street tra sindacati e ministri è stato rinviato a domani.
Secondo il Tesoro sono 600mila i posti di lavoro a rischio nel settore pubblico nei prossimi cinque anni, ma molti temono si tratti di una stima ottimistica. Il cancelliere dello Scacchiere ha infatti chiesto a ogni ministero di presentare progetti concreti di riduzione delle spese anche del 40% in vista della spending review, il nuovo round di tagli previsto per ottobre.