Pensieri di un giovane precario della scuola A scuola di bugie, 26.7.2010 La cosa più sconfortante, in questo bailamme di notizie, date, programmi, concorsi, test e quant'altro, è che migliaia di persone si siano trovate dall'oggi al domani in mezzo a una strada, dopo anni di insegnamento, specializzazioni, esami integrativi,ecc. spesso per far posto a persone "numericamente" più titolate che, una volta ottenuto il loro cantuccio caldo e sicuro, si sono adagiate comodamente, e chissenefrega se i ragazzi sono 30 per ogni classe, "basta che suoni la campanella" (cito dal vero). Vi prego di credere che scrivo tutto ciò senza alcuna acrimonia: l'unica cosa che rimane, dopo un anno di amarezza, è lo sconforto, e nulla più. Fino all' anno prima hai "allevato" una classe, lavorato e sudato per ottenere buoni risultati per i ragazzi, aggiustando il tiro, cercando di seguirli uno per uno in base alle loro difficoltà e capacità.. Tutto questo mentre qualche collega (di ruolo, ma quale ruolo? Quello che si otteneva giusto perché non c'era nessuno in quegli anni, con uno straccio di diploma magistrale quadriennale.. Beata la generazione precedente) si rifiuta di aggiornare il libro di testo o di lettura "perché altrimenti devo leggerne e impararne un altro"( dichiarazione testuale, vi giuro) e allo stesso tempo ti chiedono se puoi scrivere loro verbali e relazioni sul pc "perché per quelle macchine non ho mai avuto testa". Ora, accanto a queste persone ci sono ottimi docenti di ruolo, che si sbattono, fanno anche più di ciò che sarebbe di loro competenza; ho avuto colleghi fantastici in questo senso, persone che, non a caso, si "disperano" quando sanno che te ne vai, perché con te stavano lavorando bene. Io mi porterò nel cuore i volti dei miei ragazzi dell' nno scorso, il loro regalo, l'apprezzamento commosso dei genitori, e nessuno, nemmeno la Fredda Signora che ci ha buttati in mezzo alla strada, potranno mai togliermeli. Una cosa sola mi viene da rivolgere alla ministra: vada a vedere chi ha lasciato dentro, venga con me al liceo della mia città, venga a conoscere i cari indeterminati (mi riferisco anche all' ATA) che ti accolgono mangiando la focaccia, e non possono ritirare una semplice ricevuta per tua nipote appena iscritta perché "quelli della segreteria sono al corso di aggiornamento, e io poi non saprei dove metterla". Vogliamo dirle anche queste cose, in Italia, senza dover sempre aver paura di essere indicati come persone rancorose? Non si getta fango su nessuno, ma diciamocelo che questo sistema di tagli per raggiungere l'agognata efficienza tremonto-gelmin-brunettiana, spesso lascia dentro l'inefficienza, e butta via persone capaci che credono veramente in ciò che fanno. Qualcuno dice: basta cercare altrove. Dove, dopo dieci anni di lavoro a Scuola? Che tipo di curriculum si può offrire, se non quello relativo all' insegnamento? E l'età? Non pensa nessuno a queste cose? Perdonatemi lo sfogo, e grazie signora Corradini per essere una delle poche persone che siano veramente consapevoli e vicine a questa nostra situazione. |